L’INTERVISTA A STEFANO PAGIN

IMG_0747L’INTERVISTA A STEFANO PAGIN

Incontro Stefano Pagin in occasione dello spettacolo “Orlando- Orlando” al Teatro di Villa dei Leoni di Mira che mi rilascia la seguente intervista:

1- Perché e da cosa nasce questo spettacolo?

Lo spettacolo è nato dall’esigenza dell’attore Stefano Scandaletti di provarsi su un monologo con la mia drammaturgia e regia. La scelta di Virginia Woolf è personale. E’ un autrice che ho sempre molto amato. Mi sembrava che Orlando fosse il personaggio giusto per Stefano e un mito, perché ormai Orlando è entrato nella mitologia, che potesse dirci ancora qualcosa, oggi. Amore e arte sono la stessa cosa. Noi esseri umani siamo costretti a sopravvivere ad una primordiale ferita e facciamo arte per tentare di rimarginarla.

2- Ci sono delle caratteristiche, una poetica o un filo conduttore estetico o di contenuto che senti ti accompagna nelle tue produzioni?

Sì. Mi rendo conto di sì. Tutti mi dicono che i miei spettacoli si riconoscono dalla prima battuta. Il perché non so spiegarlo, ma posso dire che mi lego molto ai testi e negli ultimi anni ai testi letterari. Non credo sia obbligatorio che un materiale sia già bello e pronto per portarlo in scena. Anzi credo che l’altro luogo giusto ( oltre alla pagina) per i testi letterari sia proprio il teatro e non il cinema. Di solito al cinema non sopravvive quasi alcuna parola dell’autore nella sceneggiatura, in teatro questo è possibile. Il testo letterario prende senso da chi legge e anche il teatro dovrebbe prendere senso da chi ascolta. Il teatro è parola che si vede.

Tento di creare degli allestimenti scarni, con poche cose che assumano significati diversi a seconda della funzione che gli si attribuisce. Un po’ come i bambini quando giocano.

Ma soprattutto nutro ancora una grande fiducia nella parola, la parola che evoca, che emoziona, che educa. Mi ostino a pensare che il teatro sia il luogo della parola. Per tutto il resto c’è il cinema o la televisione o la danza, i video ecc.

3- Qual’è la tua percezione del teatro oggi? E’ davvero in crisi , anche come realtà creativa di ricerca e di innovazione, o la sua crisi è solo legata all’economia e al rapporto con lo spettatore?

Io non so se il teatro oggi sia in crisi dal punto di vista artistico. Davvero non lo so. Vedo in giro delle cose molto belle fatte da giovani, ma anche da «vecchi». Dipende da quali «giovani» e dipende da quali «vecchi». Poi dire vecchio o nuovo non ha alcun senso. Ciò che magari oggi si pensa di innovazione è già stato scoperto negli anni ’70 o anche prima. Il fatto è solamente tecnico: certi critici teatrali di adesso che scoprono «la novità», non erano ancora nati negli anni ’70.

Il teatro si può fare anche con pochi soldi, anzi si deve fare con pochi soldi, ma non con nessun soldo (o soldi solo per pochi).

La crisi del teatro esiste per gli stessi motivi per cui è in crisi tutto il resto del paese: caste ignoranti e impermeabili. Ma posso dire una cosa specifica: tutto l’apparato che sta «intorno» al teatro, inventato con la scusa di aiutarlo, di promuoverlo, di distribuirlo, ha creato forza lavoro stipendiata sui cadaveri dei teatranti che lavorano gratis. E chi vuole intere intenda.

Il pubblico va creato, educato e ci vuole tempo e pazienza per creare e sviluppare un gusto raffinato. E’ questo che io non vedo. Si fanno spettacoli sempre più «a portata di spettatore» col rischio che diventino così un fatto gastronomico. Si pensa di incontrare lo spettatore e lo si tratta solo da stupido. E il teatro viene tagliato come il prosciutto dall’affettatrice. Soprattutto in Veneto. In giugno abbiamo fatto una recita di uno spettacolo con le poesie di Zanzotto davanti a una platea di persone che bevevano prosecco e mangiavano finger-food. E il terrificante era l’impressione di assoluta normalità della cosa. Se adesso la gente non va più a teatro perché si annoia è in parte colpa della televisione di questi anni, certo, che ha deformato, svuotato, abbassato il gusto, abituato all’impazienza e alla passività, ma anche colpa dello stesso teatro che si compromette con la televisione per portare la gente a teatro, invece di sforzarsi a cercare la sua specifica qualità, la sua unicità, la sua sacralità. Sono cosciente che è difficile e ora sembra anche impossibile. I teatranti, per mangiare, storicamente, si sono sempre collusi col potere. Oggi non è diverso da ieri.

4- Hai delle preferenze, nell’ambito del mondo del teatro ( di genere, di modalità di messa in scena, o di firme) e al contrario delle insofferenze?

Credo di essere un bravo spettatore. Apprezzo la ricerca, lo sforzo, il rischio, anche se produce qualcosa di imperfetto. Al contrario quando annuso la «puzza» di finto, di facile, di cialtrone, di modaiolo, allora proprio mi deprimo. Se ti nomino i miei registi o attori preferiti mi dici sicuramente che sono vecchio.

5- Come vedi il futuro del teatro?

Lo vedo come il futuro dell’Italia. Nero. Ma la storia si ripete. A periodi bui seguono periodi di luce, si dice. Speriamo di non morire prima.

Stefano Pagin si diploma presso il Teatro a L’Avogaria di Venezia nel 1986. Lavora come attore con Lindsay Kemp, il Gruppo della Rocca di Torino e il Teatro Stabile del Veneto. Dopo l’incontro con il regista Giorgio Marini ne diventa assistente. Dal 2000 si occupa esclusivamente di regia . I suoi precedenti spettacoli:

2011 Casello11Teatro, Comune di Venezia, Indigena Teatro,Teatro Stabile del Veneto.

Parlami ancora dall’opera poetica di Andrea Zanzotto.

2011 Indigena Teatro.Orlando-Orlando da Virginia Woolf. Premio Off# 2011Finalista Argot Off 2012

2011 Accademia Teatrale Veneta.Miracolo a Roma da La santa di Gabriel Garcìa Marquez.

2010 Casello 11 Teatro, Echidna, Paesaggio con Uomini.I dialoghi di Federico Ruysch e delle sue mummie di Giacomo Leopardi.

2009 Compagnia TrePunti.Il cappotto di Nicolaj Gogol’.Premio Sem Benelli 2010.

2009 Vortice, Teatro Stabile del Veneto, La Biennale di Venezia.Orlando di Virginia Woolf.

2009 Teatro Stabile del Veneto, Teatri S.P.A.La base de tuto di Giacinto Gallina.

2006 Compagnia I Fratellini, Gruppodacapo, Biennale di Venezia.La buona madre di Carlo Goldoni .Candidato ai premi E.T.I.-Gli Olimpici edizione 2007 nella categoria miglior spettacolo di innovazione.

2006 Josephine Cre(A)zioni di Venezia.Indigena di Antonella Saccarola.

2005 Compagnia Questa Nave La distruzione di Kreshev di Isaac B. Singer.

2005 Compagnia I Fratellini, Gruppodacapo. La venexiana di anonimo.

Teatro a l’Avogaria di Venezia. Le massere di Carlo Goldoni.

2000 Compagnia Pantakin da Venezia. La cameriera brillante di Carlo Goldoni.

2000 Teatro a l’Avogaria di Venezia, Comunità Ebraica di Venezia.La signora e il venditore ambulante di Shay ‘Agnon Il prodigio di Isaac B. Singer.

2000 Teatro a l’Avogaria di Venezia.

Mamole e buli di Giovanni Poli.

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