“Dedicato a tutte le donne che per amore hanno donato ad un uomo parte della propria vita” cita la locandina di presentazione di “Anita”, splendido spettacolo di e con Paola Perin, che, sola in scena, ripercorre le tappe principali della vita di Anita Garibaldi, l’eroina dei due mondi.
“Mi sono innamorata di questa donna forte, coraggiosa, leale,appassionata. Ho pensato che mi sarebbe piaciuto raccontare la sua storia, per parlare di lei e di tutte quelle donne che in ogni tempo e in ogni luogo, senza clamore, donano il loro amore con passione,sacrifici, rinunce, pazienza, consapevoli che il valore della vita sta anche nei e grandi gesti quotidiani.” dice Paola Perin del suo spettacolo, del quale ha curato anche la regia in collaborazione con Carlo De Poi.
La messa in scena del 9 novembre 2012 al Parco Fenderl di Vittorio Veneto, inserita nella Rassegna Solo d’attore -monologhi teatrali autunno 2012, ha visto una volta tanto il tutto esaurito.
Il pubblico ha potuto assistere ad un gioiellino del teatro di ricerca, capace di coniugare l’espressività animistica della cultura teatrale sudamericana con quel filone più “italiano” capace di recuperare il valore del gesto e del corpo, come a significare che una certa qualità di ricerca teatrale post anni ’70 non si è persa come molti pensano al mutare dei tempi, né si è tutta trasformata orientandosi verso l’uso di tecnologie più sofisticate.
Paola Perin ha tratto la drammaturgia dello spettacolo da un libro scritto in portoghese sulla vera vita di Anita Garibaldi, regalatole durante una tournèe nel paese natale dell’eroina, Laguna, in Brasile, sulla riva dell’oceano.
Aninha è una bambina vivace, le piace pensare e sognare, ma in un tempo in cui queste cose non sono consentite. A 14 anni è costretta a sposare un uomo benestante che non ama e che presto la lascerà per andare in guerra. Sarà l’arrivo dal mare del forestiero Josè, esule italiano e membro della rivoluzione brasiliana, a cambiare per sempre la sua vita
Paola Perin non solo ha restituito “dignità” alla celebre protagonista Ana Maria De Jesus Riberiro detta Aninha, svelando fatti poco noti e ripercorrendo la sua giovinezza, ma ha saputo far propria la cultura del suo paese, nell’interpretazione di valori, relazioni, personaggi vicini ad Anita, come il rapporto con il padre, con il primo marito e con la vecchia saggia Catarina.
L’attrice parla dell’evolversi del tempo attraverso le conchiglie e la sabbia di Laguna ( realmente raccolte nel luogo, dirà a fine spettacolo) e dei personaggi importanti della vita della protagonista attraverso le scarpe da loro indossate. Ne parla cogliendo le tante sfumature interiori, passando dalla vivacità infantile e alle sue tipiche curiosità, al suo innato senso di giustizia e di coraggio che la porterà a denunciare un tentativo non riuscito di stupro in età giovanile, ai dubbi e alle preoccupazioni dell’età adulta, toccando tutte le corde dell’animo: dall’allegria, all’ironia, alla poesia ,alla tristezza, alla determinazione, alla speranza.
Una grande prova di schiettezza scenica, come raramente succede in teatro.
Un vero peccato che questo piccolo capolavoro, produzione del Collettivo di Ricerca Teatrale, sia, come spesso succede, poco conosciuto e relegato in spazi “rimediati”.
Emanuela Dal Pozzo