Si è svolta a Mantova la 7^ Edizione di Segni d’Infanzia,Festival Internazionale d’arte e di teatro che, dall’8 all’11 novembre 2012 ha invaso la città, occupando spazi teatrali e non, per proporre alle scuole e al pubblico spettacoli e laboratori teatrali rivolti ad una fascia d’età dai 18 mesi ai 18 anni.
L’iniziativa, ogni anno dedicata ad un animale e quest’anno al Bombo, è stata promossa dal Comune di Mantova e sostenuto dalla Fondazione Cariplo, dalla Rappresentanza della Commissione Europea, dal Parlamento Europeo, dalla Regione Lombardia, dal Palazzo Ducale, dalla Camera di Commercio di Mantova, dalla Fondazione Comunità Mantovana Onlus, dalla Provincia di Mantova, dall’Ambasciata di Norvegia e dal Parco del Mincio.
Con la direzione artistica di Cristina Cazzola, attrice, regista e drammaturga, si sono avvicendate diverse Compagnie, alcune delle quali straniere, per la formazione di un cartellone di proposte di livello medio alto.
Diamo resoconto dei quattro spettacoli visti: “Frigorifero lirico”, “Nuvole e case”, “Odissea” e “Jeune pousse”.
IL FRIGORIFERO LIRICO
La scena è già pronta all’arrivo del pubblico. Immediatamente riporta i meno giovani indietro nel tempo, ai primi vecchi frigoriferi bombati anni ’50 e a quelle cucine essenziali e poco illuminate.
E’ amore a prima vista e si intuisce poesia nello spettacolo “Il frigorifero lirico” ancor prima che inizi.
Poi lo spettacolo comincia e non delude le aspettative. Il protagonista non parla mai, ma si capisce che soffre d’insonnia o forse, nel cuore della notte, si sveglia per qualche ragione e scivola in cucina cercando qualcosa da bere. Dalle bottiglie estratte dal frigorifero escono melodie, pezzi lirici, note di un tempo e sembra che il protagonista anziché contrariarsi assecondi queste fantasie con altre più complesse. Le diverse parti del frigorifero nascondono doppi fondi e si trasformano. Prende vita un teatro intero, con pubblico, palchetti, musicisti e direttore d’orchestra, mentre altre immagini suggestive e colorate scorrono al suo interno.
Di questi tempi di chiusura di teatri sembra uno spettacolo di buon auspicio.
Aldilà delle intenzioni di Antonio Panzuto, geniale ideatore e interprete, lo spettacolo è di grande fascino, adatto a tutte le età,anche se specifico per bambini di scuola primaria, assolutamente imperdibile e interessante strumento didattico per l’avvio all’ascolto della musica lirica.
Ha collaborato alla scenografia Alberto Nonnato mentre firma la regia Alessandro Tognon.
NUVOLE E CASE
Apprezziamo l’intenzione di costruire uno spettacolo teatrale per i piccolissimi. Sotto i tre anni di età è un pubblico difficilissimo, ipersensibile, emotivamente fragile, capace di entrare in crisi per un qualsiasi trucco facciale, un semplice travestimento, delle semplici luci in palcoscenico che introducono una situazione emotivamente diversa da quella quotidiana. Sono cose conosciute dalle due espressive interpreti di “Nuvole e case”che hanno ideato questo spettacolo per bambini dai 18 mesi ai 5 anni, così come nello spettacolo hanno dimostrato di conoscere l’interazione tra bimbi in situazione di gioco, quando ancora manca la padronanza del linguaggio verbale e la conoscenza reciproca si gioca tutta attraverso il linguaggio del viso e del corpo. Le due interpreti Monica Barbato e Serena Cazzola ,con un simbolico accenno di travestimento di animali, allusivo a favole note,hanno centrato lo spettacolo sul desiderio di autoaffermazione e di possesso presente nei bimbi, nel contendersi spazi (casette)e giochi (costruzioni), anche se la casa/rifugio diventa simbolo di tranquillità per buona parte dello spettacolo.
Il punto di forza della messa in scena, per le scenografie di Agnese Meroni, è la capacità di costruire contesti e situazioni dal nulla, attraverso l’utilizzo di pochi oggetti, proprio come nel gioco dei bambini: una scatola/casa , un piumino/coperta per il sonno, delle costruzioni da contendersi, per riconciliarsi solo nel finale, scoprendo che l’”altro” può diventare anche un compagno di giochi con cui condividere, non solo un antagonista con cui misurarsi.
Il limite invece è quello di un contenuto più pregnante agli occhi di un adulto che impara ad osservare le dinamiche infantili, piuttosto che uno spettacolo motivante per i piccoli sul piano della curiosità e dello stimolo intellettuale.
Così com’è ci sembra più fruibile da un pubblico fino ad un massimo di 3 anni.
Credibili le due attrici nella costruzione dei due personaggi ,in posizioni “ a misura di bambino”, ma il desiderio di entrare in empatia con il pubblico infantile ha tolto allo spettacolo quella complessità o levatura dei contenuti che avrebbe potuto portarli con maggiore efficacia verso la loro crescita.
ODISSEA
La capacità creativa e tecnica nella costruzione di marionette e oggetti tipici del teatro di figura di Antonio Panzuto, con i relativi ingegnosi meccanismi di movimento, si riconferma in questa interessante “Odissea” , produzione ……….che ripercorre le principali tappe del viaggio di Ulisse: l’incontro con la maga Circe, con Polifemo, il canto delle sirene, fino al ritorno in patria dalla sposa Penelope e la vendetta contro i Proci.
Lo spettacolo però, pensato per un pubblico dai 6 agli 11 anni, capace di ricreare le atmosfere del tempo e di introdurci in un passato semi onirico, tutto centrato sulla forza delle immagini e della loro evocazione, paga il prezzo di ritmi a tratti lenti, dettati dalla voce registrata di a commento di ciò che succede in scena.
Le figure si avvicendano in un teatrino gigante con scenari mutevoli, abilmente manovrate da Antonio Panzuto, che interviene a tratti a scena aperta, ma che solo nel gran finale vengono realmente agite dallo stesso Panzuto quando il dramma dei Proci si compie e lo spettacolo riscatta la propria “teatralità”.
Lo spettacolo è comunque un attento studio d’immagine, un susseguirsi di meccanismi raffinati capaci di tenere desta l’attenzione dello spettatore, un intreccio denso di stimoli che si presta ad approfondimenti all’interno di un progetto didattico.
JEUNE POUSSE
Molto interessante e di spessore lo spettacolo francese della Compagnie Piccole Velocità per bambini dai 3 ai 6 anni, interpretato da Adriana Aloisi e Louisa Amouche, centrato sul tema della crescita e capace di catturare l’attenzione dei bambini con domande semplici, ma tutt’altro che banali, sul significato del tempo e la relazione con l’uomo.
Il tempo diventa alleato, nemico, prigione e condizionamento, filo reale in scena che si srotola o s’ingarbuglia a seconda delle situazioni e di come noi stessi ci muoviamo, condizione indispensabile e costantemente presente che permette la nostra crescita e quella di un albero nel volgersi delle stagioni.
Esteticamente colorata e gradevole la scenografia di Helen Dattler e convincente la regia di Vincent Guibal e Salvatore Casillo, di questa messa in scena che si pone in modo intelligente nel panorama del teatro “ impegnato” per l’infanzia.
Emanuela Dal Pozzo