“SILENZIO” AL TEATRO MOMO DI MESTRE. RECENSIONE.

Silenzio”, produzione di Fatebenesorelle Teatro, andato in scena venerdì 17 novembre al Teatro Momo di Mestre: teatro/territorio o voci di donne ribelli?

Propendiamo per la seconda soluzione, visto il contenuto dello spettacolo: la pedofilia e le molestie sessuali, un invito alla denuncia da parte delle donne vittime o a conoscenza.

Uno spettacolo nato da un caso reale di un paese del bellunese: un maestro accusato di abusi sessuali nei confronti di 50 bambine e poi condannato.

Silenzio si propone di abbattere attraverso la lingua del teatro” cita la locandina” quella cortina spesso impenetrabile, fatta di insensibilità, omertà, coperture potenti e sensi di colpa”.

“Silenzio” ci riesce benissimo, grazie ad un’analisi a tutto tondo della realtà in cui siamo immersi, dalle descrizioni puntuali di fatti realmente successi (frutto di interviste e documentazioni), alle dicerie imprecise e a volte omertose della gente, al turismo sessuale che ci vede come italiani ai primi posti della classifica, fino ad entrare nelle case attraverso i talk show televisivi, superficiali e fuorvianti, e al confronto marito/uomo, moglie/donna sull’argomento, capace di mescolare tragicità e comicità, sul filo di una voluta ironia con un uomo e una donna che si approcciano in modo diverso all’argomento, secondo diversi sensibilità e retroterra culturale.

Lo spettacolo ha il pregio, nella regia di Patricia Zanco e Daniela Mattiuzzi, che ne firmano anche la drammaturgia insieme ad Alberto Graziani, di un linguaggio teatrale mediato, con immagini evocative e soluzioni originali, che lo sottrae alla banalizzazione delle semplici enunciazioni di testo, come talvolta succede recentemente negli spettacoli nei quali il contenuto ha il sopravvento.

Patricia Zanco è una vera forza della natura per padronanza scenica ed espressività vocale, capace di interpretare con la stessa autorevolezza la fragilità ed innocenza infantili e la consapevolezza conflittuale della donna adulta,e di rendere il coro di voci paesane. Con altrettanta credibilità indossa i panni maschili, bene affiancata da Linda Bobbo, in una messa in scena che, nonostante la sua forza drammatica, ci arricchisce, ricomponendo i tasselli di un puzzle.

Ma la pregnanza dello spettacolo sul piano teatro/territorio, aldilà dell’esplicito invito di un cambio di atteggiamento culturale, ci viene palesata dal dibattito con il pubblico dopo la sua visione, sollecitata dall’Associazione Dafne che , occupandosi da tempo del problema, ha commissionato lo spettacolo “Silenzio”.

Interessanti gli interventi che hanno spaziato dalle difficoltà del compito di essere insegnanti oggi,vigili testimoni e interpreti delle difficoltà e dei traumi infantili, alla segnalazione di associazioni sensibili al tema della pedofilia, fino ad analisi ricche di spunti importanti di riflessione sulla crisi della società “civile” odierna, che non tutela come gruppo di adulti i propri figli come dovrebbe, se non, e nemmeno sempre con la dovuta sollecitazione, i propri figli intesi più come status simbol che come soggetti di diritti.

Qualche rimando pertinente anche alla legislazione, spesso carente, confusa o “ da rivedere”, quando condanna uno stupro di gruppo come reato meno grave di uno stupro individuale e qualche sollecitazione affinchè più donne siano presenti nelle cariche decisionali, per correggere con la propria sensibilità certe scelte.

Lo spettacolo “Silenzio” è vincitore del II° Premio Off- Teatro Stabile del Veneto.

Emanuela Dal Pozzo

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