Parlando di cinema ci sembra interessante affrontare il tema del doppiaggio. In genere quando visioniamo un film doppiato nella nostra lingua, non abbiamo il confronto diretto con la versione originale, a meno di essere cultori raffinati del genere, e diamo quindi per scontato che la traduzione e il doppiaggio restituiscano copia fedele dell’originale, tanto nelle intenzioni di regia che nella cura dei dettagli. Ma non sempre è così e può capitare che nel doppiaggio alcuni tratti importanti vadano persi, con il rischio di snaturare l’opera originaria.
Il capolavoro di Hitchcock girato nel 1972, racconta, per immagini, una vicenda tipica del suo cammino artistico: la storia dell’innocente accusato ingiustamente di essere un ladro o un assassino, trama che spesso si incontra nei classici del maestro del thriller.
In questo penultimo film dell’autore il taglio dei personaggi lascia trasparire il carattere frenetico della società di allora. Hitchcock è infatti di ritorno in Inghilterra dopo una lunga permanenza nel continente americano.
Interessantissimo è l’intreccio del carattere tra i due personaggi principali del film.
Il primo, il protagonista Mr Richard Blaney (John Finch) è trasandato, alcolizzato, sfortunato e iracondo. Ritiene la società nella quale vive ipocrita e opportunista. Possiede però un linguaggio forbito rispetto all’antagonista Bob Rusk (Barry Foster), secondo personaggio nella scala di importanza nel cast, che si presenta come un uomo di gran classe, ben vestito e dall’elegante portamento, anche se di umili origini e di scarsa cultura. Il suo modo di parlare lo rende esattamente l’opposto del primo per lo spiccato accento dialettale e il tono alto della voce, tipici di un
fruttivendolo e di un verduriere, con influenze dialettali che lo rendono simpatico ed empatico. Questa interessante differenza tra i due ruoli non viene però evidenziata nell’edizione italiana. nella quale questi dettagli fondamentali vanno perduti.
I dialoghi subiscono l’influenza della scelta delle voci del cast , sì calde, professionali ed accattivanti, ma lontane dalle intenzioni di regia che finiscono per trasformare
il testo in un raccontino dal sapore di favola.
Nel doppiaggio italiano, infatti, la maggior parte dei doppiatori ha lavorato nel cinema d’animazione prestando la propria voce ai mitici personaggi Disney. Il protagonista, ad esempio, è doppiato da Pino Colizzi, voce famosa che diede vita al celebre Robin Hood disneyano uscito nel 1973: un attore e doppiatore dalla voce rassicurante adatto soprattutto a personaggi cosiddetti buoni. Egli infatti doppiò anche Michael Douglas in ‘Sindrome Cinese’ di James Bridges nel 1979 con Jane Fonda e solo in età avanzata prestò la voce anche a Jack Nicolson, restituendogli il suo atteggiamento inquietante, come si può chiaramente osservare in ‘Le streghe di Eastwick’,del 1987,di George Miller.
Non c’è dubbio che in ‘Frenzy’ Colizzi abbia fatto un ottimo lavoro doppiando John
Finch, ma tradendo in originale i dialoghi serrati e soprattutto la veemenza della scena finale.
Questa differenza percettiva che abbiamo nell’ascolto tra Inglese e Italiano è particolarmente accentuata se ascoltiamo la voce originale di Barry Foster doppiato da Sergio Graziani, noto attore di teatro e direttore di doppiaggio.
Tra i suoi ruoli si può ricordare la voce di Arsenio Lupin nell’omonima serie TV dei primi anni Settanta nel quale doppia il ladro gentiluomo distinto e carismatico, interpretato da Georges Decriès, percezione di un doppiaggio “da signore per bene” che viene trasferita alla figura di Bob Rusk, trasformandolo in un vero uomo inglese distinto e autorevole.
Oltre alla diminuzione del contrasto fra un personaggio e l’altro, alcune figure nel film, che hanno un modo tipico di parlare o un timbro di voce specifico, acquistano, nel doppiaggio, una trasformazione da soggetto caratteristico e unico, a macchietta.
Edoardo Amodio