Interessante la messa in scena di “Sembra ma non soffro” del duo di Quotidiana Com. di Rimini, di e con Paola Vannoni e Roberto Scappin, andato in scena il 15 febbraio 2013 al Teatro Kitchen di Vicenza, all’interno della 3 Rassegna teatrale che, dopo Madame Rebinè, segna l’alto livello di qualità delle proposte.
Anche con questo spettacolo Quotidiana Com. riconferma il proprio inconfondibile stile: sussurrato, contenuto nelle emozioni, quasi casualmente irriverente, raffinato nella ricerca linguistica dei significati di azioni e parole che fanno parte del nostro quotidiano.
I due protagonisti inginocchiati per la maggior parte del tempo a due banchi di chiesa, si raccontano intimamente, svelando a ruota libera pensieri ed emozioni e dimostrando come, per scardinare i luoghi comuni del comune pensare bisogna destrutturare il linguaggio e i suoi nessi logici.
In una sorta di pubblica confessione si misurano con i rituali della fede e con il dolore e tra i sussurri, le riflessioni e i silenzi, si coglie la denuncia di una realtà intorno superficiale e insoddisfacente.
Le loro espressioni sembrano neutre, non partecipate, eppure il pubblico avverte l’intensità emotiva nascosta e diventa immediatamente complice, si immedesima e si riconosce nell’ironica profondità sottesa di certe riflessioni.
Diversi i pregi di questa Compagnia apprezzabile per l’assoluta originalità del linguaggio, quasi sezionato nei pensieri nell’atto di formarsi, l’originalità dello stile interpretativo, l’immediata complicità che riescono ad avere con il pubblico e lo sguardo smaliziato, apparentemente casuale, con il quale indagano la realtà attuale.
Ne esce una partitura dal ritmo rigoroso, leggera e al contempo profonda, ricca di immagini e di spunti, di cose dette e non dette, che invitano lo spettatore ad una implicita partecipazione attiva.
“Sembra ma non soffro” precede nel tempo lo spettacolo “ Grattati e vinci”, presente al Festival Internazionale di Ricerca di Sant’Arcangelo di Romagna, già recensito in quel contesto, spettacolo in cui lo stile di ricerca avviato in “Sembra ma non soffro” diventa ancor più tagliente, supportato da una più chiara identificazione dei personaggi in scena ( una coppia nella propria cucina) e da un testo graffiante che spazia su innumerevoli argomenti.
Emanuela Dal Pozzo