Il primo marzo 2013, Jasmina Khadra ha presentato a Verona l’ultimo suo libro : “L’equazione africana”, edito da Marsilio nel 2012, all’interno dell’iniziativa “ Luned…incontri e oltre”, conversazioni mensili su pratiche educative per l’inclusione, promossa dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto.
Lo scrittore, d’origine algerina, vive in Francia dove si è auto esiliato e ha al suo attivo numerosi romanzi ,alcuni tradotti in 40 lingue, tra cui “L’attentatrice” edito in Italia nel 2006 e “ Le sirene di Baghdad” del 2007.
Si tratta in effetti di un autore e non di un’autrice, come fa intendere il nome di copertina. Questo fatto ha subito sollevato la curiosità dei presenti in sala ai quali egli ha confessato di avere scelto come pseudonimo il nome della moglie e di aver dichiarato solo nel 2001 la sua vera identità.
Mohammed Moulessehoul ha avuto, infatti, un’educazione militare con la quale non era compatibile la professione di scrittore, ma per continuare ad esercitarla, senza subire pressioni, ha optato per la “clandestinità”.
Inoltre ha rivelato di appartenere ad un clan di poeti e la lettura del suo libro conferma quanto abbia ereditato da essi. Scritto in uno stile scorrevole, strutturato all’interno di una forma fluida e lineare, presenta un lessico che a tratti sembra esprimere più un quadro lirico che una drammatica storia contemporanea. La narrazione è arricchita da espressioni filosofiche estrapolate dalla cultura popolare africana, per cui dalla bocca di un pirata escono frasi come questa: “Non ho scelto io la violenza, è stata la violenza a reclutarmi”.
Impregnata di sentimento poetico è anche la storia tra Kurt, medico di Francoforte, e la moglie Jessica, con la quale si apre il romanzo.
Purtroppo il protagonista viene colto da un grave lutto e decide di accompagnare l’amico Hans alla volta delle Isole Comore per fondare un ospedale legato ad un’associazione caritativa umanitaria.
Il viaggio si rivela tutt’altro che positivo dal momento che, al largo della Somalia, la loro imbarcazione viene attaccata dai pirati che li costringono alla prigionia in Sudan. Kurt subisce fame, violenza, paura, sofferenza fisica, in uno stato limite tra il reale e l’incubo.
Viene a contatto con l’Africa selvaggia della miseria e della sopraffazione, ma anche con la forza vitale dei suoi abitanti, che non abbandonano mai, nemmeno per un secondo, il desiderio e la voglia di resistere. Stravolto dalle tragedie personali e dall’esperienza drammatica subita, egli sopravvive a se stesso, pronto a rinascere.
Desidero riportare in chiusura le stesse parole con cui Jasmina- Mohammed si congeda dai suoi lettori e che suonano come un suggerimento per tutti gli uomini: “Vivi ogni mattino come se fosse il primo. Lascia al passato rimosrsi e misfatti. Vivi ogni sera come se fosse l’ultima, poiché nessuno sa di cosa sarà fatto il domani”.
Daniela Marani