Domenica 7 aprile 2013 l’impalbabile presenza di una nebbia zuccherina ha avvolto la presentazione del romanzo breve “Le sette biciclette di Cesar” di Sebastiano Gatto.
Ad accogliere l’evento, in occasione del Finissage di “Geography Alice!”- L’altra verità di Massimo Casagrande e Silvia Biondi, la Galleria 3D, Galleria del Palazzo Donatello di Mestre,in collaborazione con Amos Edizioni.
Nel cuore della galleria- laboratorio, tra le opere e le installazioni dell’artista di Cittadella, Adolfina De Stefani ( curatrice assieme a Sara Sist della mostra) e Tiziana Franchin hanno presentato il racconto del poeta scrittore veneziano. Quale scenario, per le rivelazioni dell’autore,l’atmosfera quasi onirica della galleria: casualità e congiunture di accadimenti, attimi di apatica vita quotidiana
riscattati da situazioni spiazzanti ed inconsuete come la “pesca” delle biciclette dal Brenta; fatti che come elementi o componenti di una formula chimica hanno reagito producendo una storia: una storia di appena sette giorni. Cosa sono in realtà sette giorni nella vita di un individuo? IN questo caso più che sufficienti a rovesciare le carte in tavola e a tirare in ballo l’eterna angoscia, o galvanizzante incoraggiamento che dopotutto…” del doman non v’è certezza”.
L’autore ha proseguito offrendo ai presenti la lettura di alcuni brani del romanzo, momenti chiave o semplici parole a lui care, che hanno incastonato ancor più l’evento nell’occasione.
“ Sapevo che di noi due, le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le sue” ed è proprio recitando i versi di Montale per Mosca che Gatto inesorabilmente introduce le verità della sua Alice.
Rispondendo spontaneo e sorridente che “sì”! quell’avventura da romanziere, durata più o meno una decina di giorni, la ripeterebbe più che volentieri, è terminata anche l’intervista che ha concluso la presentazione.
T.A.Franchin
LA RECENSIONE DEL ROMANZO
Asciutto e mai ridondante il romanzo di Gatto apre agli occhi del lettore una finestra su di una vita colta così, in un giorno qualunque,in una qualunque fermata d’autobus davanti alla quale degli operai sono intenti ad estrarre biciclette dal fiume. Ne escoino ben sette e sette saranno i giorni durante i quali al protagonista la vita urlerà in faccia tutta la sua verità.
Una vita che rivelerà l’infondatezza e la precarietà dell’immagine artefatta che il protagonista si ostina a stringersi addosso e che lo lascerà, se possibile, ancora più cristallizzato nel suo ruolo di attore non protagonista ma con un nuovo, sconcertante passato alle spalle.
Scorrevole e ben indirzzato l’impressione è quella di seguire la traiettoria di un dardo.chi mai a metà tragitto stacca lo sguardo per voltarsi altrove? No, per istinto si vuole sapere dove la freccia vada a parare, e così riesce a fare Gatto: accompagna fino alla destinazione finale, riuscendo afar percepire il caldo afoso di un autunno lento ad arrivare e lasciando una costante impressione che tutto sia avvolto in quel sole un po’ “malato” che l’umidità vela e smeriglia.
T.A.Franchin