I FATTI INTERIORI.

Ricordo la mia prima affermazione contestataria, in apertura di una scuola di teatro, quando il regista spiegava agli allievi che il teatro è azione. Allora dissi che esistevano fatti “invisibili”, come i sentimenti dei protagonisti, altrettanto importanti quanto gli accadimenti dello svolgersi della narrazione. Forse fu per questo che mi innamorai delle drammaturgie di Cechov e delle sue atmosfere sospese, in cui nulla pare accadere veramente e in cui tutto ugualmente si trasforma.

Molto tempo dopo un amico appassionato di teatro mi disse: “ I giornali mi informano degli eventi, mi raccontano la trama o il tema di uno spettacolo, ma non mi esprimono le sensazioni, le emozioni che questo spettacolo trasmette…” e in quel momento mi fu chiaro che questa era un’esigenza d’informazione altrettanto importante.

D’altronde, anche a prescindere dagli aspetti artistici e quindi dal mondo interiore dei singoli artisti, unico in grado di spiegare opere e produzioni, anche la cronaca nera ci offrirebbe domande inquietanti sulle quali, giornalisticamente e non solo, non ci soffermiamo, come le motivazioni profonde ( non solo apparenti) che muovono ad azioni eclatanti.

Si potrebbe dire che ogni azione evidente, reale, nasconde un “fatto interiore” altrettanto reale, anche se non visibile.

In un’ informazione sempre più frammentata e centrata sulle notizie ( assaggi che qui e là spuntano apparentemente in modo casuale), sentiamo il bisogno di soffermarci, di approfondire, di penetrare quel mondo interiore personale che guida la nostra vita, quei fatti interiori che determinano le nostre azioni, perchè sono anche quelli che decidono i nostri cambiamenti.

Emanuela Dal Pozzo

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