Da venerdì 6 a domenica 8 settembre 2013 si è svolta nella città di Caorle la 18^ Edizione del Festival Internazionale del teatrodi strada” La luna nel pozzo”, appuntamento irrinunciabile che quest’anno ha visto 13 compagnie italiane e straniere invadere calli e campielli della graziosa cittadina di Caorle, per l’attesa esibizione di 42 spettacoli.
Folto il pubblico presente, disposto, pur di vedere le performances, a sopportare con pazienza le più scomode posizioni, sia seduto a terra che accalcandosi in piedi oltre diverse file di folla con scarsa visibilità, perchè il teatro di strada, si sa, nasce ,per tradizione, quasi per caso, e non prevede platee con posti numerati, né prenotazioni e posti riservati. Il teatro di strada si rivolge al passante casuale, con cui interagisce direttamente e di fronte al quale si esibisce senza troppe pretese.
Decisamente poetici gli interventi cui abbiamo assistito, alcuni dei quali per pochi attimi: una poesia dettata tanto dalla pregnanza comunicativa degli interpreti ,che hanno spesso privilegiato il linguaggio del corpo a quello della parola, quanto dalla sana umiltà del loro porsi, in un’ istintiva empatia con il pubblico.
In questo modo la sensazione di piacevolezza dello “stare insieme” e la palpabile positività delle atmosfere create, perdurano oltre la durata dei singoli spettacoli e della manifestazione e probabilmente, senza necessità di dichiarazioni, ci parlano di pace, di armonia, di comunicazione interiore, svelandoci linguaggi possibili che spesso dimentichiamo: pillole di costruttiva serenità in un mondo opposto, reale e di spettacolo, centrato sulla violenza, sul potere e sulla legge del più forte.
Forse in questa chiave potrebbero venire interpretate le parole che introducono quest’anno questo Festival, organizzato dall’Amministrazione Comunale di Caorle e dall’Associazione Culturale Carichi Sospesi di Padova, con il patrocinio della Regione Veneto e della provincia di Venezia, in collaborazione con l’Azienda di Promozione Turistica di Caorle e del Consorzio PromoCaorle:
“ Se non siete come tutti gli altri, mostratelo!”
Le presenze italiane: Circo 238, El bechin, Stefano di Renzo, Pantakin, La capra ballerina, Milo e Olivia, Simone Romanò, Sinakt, Andrea Bochicchio, Teatro Glug; quelle straniere: Milon Mela(India) Compagnia Due (Svizzera) Full Stop ( Belgio) Cie Rasoterra (Belgio/Francia), La Bella Tour (Spagna), con spettacoli che hanno spaziato dalla danza tecnica alla giocoleria e clownerie, dall’acrobatica al teatro di figura, dal teatro comico al teatro di strada.
Citiamo con piacere tra questi quello di Simone Romanò, tutto giocato sull’improvvisazione con il pubblico e sulla simpaticissima mimica facciale e corporea, capace di interagire in modo intelligente con i bambini e di rendere palesi le regole del suo gioco, con pegni di baci e abbracci, pena la non prosecuzione della performance.
Dopo la piacevole immersione nel Festival nella serata del sabato, in cui abbiamo seguito in particolare gli spettacoli di cui diamo resoconto, ci rammarichiamo che gli innumerevoli comuni italici preferiscano il ballo liscio, la cucina di piazza e i fuochi d’artificio per “scaldare” le frequenti sagre paesane, scelte che non ci sembra siano vincenti nemmeno sul piano economico.
Quanto invece sarebbe culturalmente più valido e certamente più attrattivo invitare artisti che avessero qualcosa da dire, capaci con le proprie atmosfere di coinvolgere in modo intelligente tanto gli adulti quanto i bambini e di attirare turismo.
ALCUNE PERFORMANCES
DORME
Delicato e poetico lo spettacolo di teatro di figura proposta dalla Compagnia” La Capra Ballerina” dal titolo “Dorme”: un viaggio nel mondo interiore di una bambina, sospeso tra il sogno e la veglia e scandito con la tranquillità dei tempi infantili, in cui ogni azione, anche semplice, come il pettinarsi, il camminare, l’affacciarsi, il guardare e guardarsi allo specchio, diventa importante e si dilata nel tempo, momento significativo di una nuova scoperta.
Semplicissima ed efficace la scenografia: una casetta con un esterno, soggetto a variazioni atmosferiche, fonte di stupore per la bambina che vi abita ed un interno, diviso in luoghi fisici e psicologici, luoghi che permettono di addentrarsi in fantasie e sogni, desideri e paure.
Siamo piacevolmente sorpresi per il misurato equilibrio con cui tutto si svolge. Anche le immagini più inquietanti come la morte e le angosce legate alla paura di venirne soggiogati hanno un respiro lungo, capace di togliere la violenza e la drammaticità che normalmente le accompagna. Ci sembra di entrare in punta di piedi nell’immaginario infantile, ricco di sfaccettature e di input emotivi, in cui ciascuna cosa può prendere più significati e in cui anche le angosce peggiori vengono smussate e temperate dalla fantasia e dal desiderio di sogno infantili.
Il burattino/bambina è mosso a vista. Lo spettacolo è un intreccio di musica, immagini, azioni, ritmi e atmosfere, senza alcun commento verbale.
A fine spettacolo alcuni bambini piccolissimi si avvicinano spontaneamente al burattino. Non vogliono vedere com’è fatto, né come è mosso, ma semplicemente accarezzarlo, così capiamo che lo spettacolo è proprio per tutti: per i grandi che si tuffano nel mondo dell’inconscio infantile, per i piccoli che vi si riconoscono.
I AM LETO
La curiosità prende il sopravvento di fronte ad un titolo così impegnativo, seppur lo spettacolo sia segnalato come comico, ma soprattutto è uno dei pochi “ teatrali” della rassegna che prevede un palcoscenico ed una scenografia, accattivante per la verità, con un eccentrico trono nero centrale decorato da teschietti.
Tutto si svolge in campo San Rocco di Caorle, con l’attore fuoriscena che prima dell’inizio dello spettacolo appare e scompare per accogliere il pubblico, informarsi se è comodo e saggiare gli umori.
Da subito si comprende che non si rappresenterà la storia di Amleto in chiave comica, storia che viene liquidata in pochissime battute iniziali, quanto piuttosto si parlerà del suo trono, ora libero e disponibile per possibili candidature che emergessero da parte del pubblico, e immediatamente lo spettacolo diventa interessante, attuale e coinvolgente.
“ Poiché non ci piace votare alle elezioni politiche, mentre siamo felici di farlo nei talent televisivi, questo sarà un concorso per la presa di questo trono vuoto” afferma l’unico attore in scena Andrea Buchicchio.
Così l’attenzione, spostata dal re verso i sudditi, offre il pretesto all’interprete per la delineazione di una interessante tipologia psico-sociologica di personaggi pescati dal nostro quotidiano, dallo sportivo completamente assorbito dalla propria prestanza fisica, all’agente immobiliare assolutamente concentrato sulla vendita, trovatisi improvvisamente a doversi confrontare con il famoso dubbio amletico “…. essere o non essere “, per potere assurgere al trono.
Ci è piaciuta l’intelligenza pungente e garbata, a tratti anche condita, di Andrea Buchicchio, la cui satira ha preso di mira stavolta gli elettori più che gli eletti, mettendo a nudo contraddizioni e difetti di quel pubblico silenzioso che determina così pesantemente poi le scelte dei nostri politici . Ci è piaciuta la sua estroversa inventiva, nata da evidenti riflessioni sulla cultura ( o non cultura) dilagante, che accompagnano tutto lo spettacolo, raggiungendo apici di applausi quando, per bocca del suo personaggio cultore del fitness, afferma: “ Il cervello non è un muscolo, quindi perchè allenarlo?” ,o quando alla fine, tra il serio e il faceto, batte cassa dicendo: “ Se pagate 7 euro per un film di Vanzina, io ne merito 40, perchè la mia comicità vi fa più ridere della sua”.
Ci è piaciuto non solo sul piano dei contenuti, ma anche sul piano tecnico attoriale a tutto tondo, interessante tanto nell’uso della parola, quanto in quello del corpo, quanto nella capacità di improvvisazione con il pubblico, secondo lo stile classico del teatro di strada.