In scena all’Arsenale di Verona la nuova produzione teatrale del Teatro Laboratorio/ Teatro Scientifico Edema/Medea, per il testo di Stefano Betti e Flavio De Bernardinis il 18, il 19 , il 20 e il 25, 26 e 27 ottobre 2013, con l’interpretazione a sorpresa nella parte di Medea dell’attore Francesco Laruffa.
La messa in scena sposta l’attenzione dal personaggio mitologico di Medea, donna vendicativa e pluriomicida, alle vicende del protagonista. Nello spettacolo Francesco Laruffa interpreta la parte di un attore rinchiuso in una casa di cura per malattie mentali e condannato a vivere per l’eternità il personaggio di Medea, con cui si è identificato durante un’interpretazione in teatro, dopo l’incidente mortale dei suoi due figli di cui si sente responsabile.
Uno spettacolo quindi ricco di sfaccettature e problematiche, di grande complessità interpretativa a prescindere, e che pone numerosi interrogativi anche in ordine alle modalità della sua realizzazione. Invita a riflettere sul rapporto attore/teatro e sulla psicopatologica possibilità di un disturbo di personalità multipla; ( argomento affrontato nello spettacolo con la consulenza del Professor Vittorino Andreoli) sulle possibilità espressive della composita personalità umana, ricca di sfaccettature e di lati oscuri imprevisti, sempre fascinosa ricerca che accomuna seppur con accenti diversi il mondo del teatro e quello della psichiatria; sul rapporto maschile/femminile all’interno dello stesso individuo e al contempo sul rapporto teatro/pubblico. In particolare questo tema ci sembra particolarmente sentito dal Teatro Scientifico che già nella produzione precedente “ Orgia” di Pasolini aveva scelto di rompere dei clichè e di far partecipare il pubblico come voiyeur a quanto accadeva in scena nell’intimità di una camera. In questo allestimento la Compagnia continua l’esperimento, bombardando di stimoli sonori e visivi lo spettatore, fino a procurargli un disagio fisico capace di renderlo partecipe della frastornata e drammatica confusione interiore del protagonista. Ci pare questa la nota distintiva dello spettacolo: una continuità stilistica di regia, firmata come la precedente da Isabella Caserta e Francesco Laruffa, che privilegia il colore complessivo della messa in scena, affinchè il contenuto arrivi allo spettatore d’impatto e gli si riveli in tutta la sua forza drammatica, con una scenografia simbolica scarna e d’effetto.
Emanuela Dal Pozzo