Piacevole sorpresa alla Pieve di Calcinato (BS) nel pomeriggio di sabato 17 novembre 2013.
E’ in scena la Compagnia La Piccionaia di Vicenza con lo spettacolo “L’Apprendista Stregone”, fortunatamente di fronte ad una platea gremita, perlopiù di bambini, segno di interesse al teatro, almeno al Teatro Ragazzi. Una voce fuori campo prima dello spettacolo dà alcune indicazioni di comportamento, perchè già si comprende che i bambini non saranno così facilmente addomesticabili, cosa che non impedirà loro durante lo spettacolo di tifare, suggerire, avvisare ed esortare gli attori sul da farsi. Ma soprattutto la voce avvisa che lo spettacolo non sarà parlato e da subito la magia si compie: un’ora di spettacolo “ muto”, capace di catalizzare l’attenzione di grandi e piccoli, sulle note classiche del film di Walt Disney e una partitura musicale di Michele Moi che sottolinea, caratterizza, dà slanci e vigore ad una trama di gesti, azioni, relazioni e psicologie dei protagonisti.
Tre attori in scena a far rivivere le peripezie del giovane apprendista stregone, che tra i vari pasticci riesce ad animare una scopa facendola diventare una bella ragazza, tutti e tre più che convincenti: lo stregone impersonato da Carlo Presotto, autorevole austero, burbero e saggio, pregnante e carismatico, ma soprattutto esempio oggi d’autorevolezza “umana” nelle sue brevi apparizioni, capace di prendere la scena e anche di mollarla al momento giusto; il giovane apprendista, Matteo Balbo, in balia di uno spazio e di suggestioni magiche e tecnologiche che non controlla, in un conflitto di intenzioni, sentimenti e desideri, ballerino “per caso”, capace di tenere la scena sempre sul filo del “so/non so”; Giorgia Antonelli, ballerina dall’animo poetico, fragile e forte come l’idea da cui dipende, tenera nei sentimenti che suscita, caparbia e indistruttibile come l’emanazione di un pensiero.
Accattivante l’utilizzo dei videofondali capaci di interagire con la scenografia di Mauro Zocchetta, a tratti motivo di stupore per i giochi di colore caleidoscopici che propongono, a volte parte integrante del dialogo muto tra i protagonisti, nello sdoppiarsi, interrogarsi, stupirsi, essere con il corpo in un luogo “altro”, in un finalmente intelligente utilizzo della tecnologia in chiave poetica e di contenuto. Un linguaggio teatrale multimediale di prestidigitazione e di input sonori e visivi, con le coreografie di Daniela Rossettini che qui, in questa Pieve, con uno spazio scenico ridotto, immaginiamo abbia subito qualche ridimensionamento, ma che pensiamo di grande e maggiore effetto in un qualsiasi normale palcoscenico.
Ma oltre la bella regia di Carlo Presotto, questo spettacolo ci è piaciuto per l’equilibrio estetico, senza sbavature ed eccessi anche in chiave interpretativa, in una logica di essenzialità di teatro agito e non descritto e al contempo ci pare abbia offerto una proposta di lettura della realtà in chiave poetica, centrata sul senso della meraviglia, sempre meno presente in un quotidiano che allontana sempre più i bambini dalle dimensioni del sogno.
Emanuela Dal Pozzo