NARRATIVA: 27 GENNAIO, LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Parlare di “memoria”, come drammatico ricordo degli anni trascorsi tra i ghetti e i campi di concentramento, senza cadere nel banale e nella ripetizione sterile di frasi preconfezionate risulta piuttosto difficile, ma certo non impossibile.

Se le storie annoverate sono quelle di Trudi Birger, Uri Orlev e Joseph Joffo è inevitabile far riferimento non solo a fughe, persecuzioni e violenze fisiche e psicologiche, ma anche a momenti di poesia, di collaborazione e amore, colpi di fortuna e toni ironici.

Tre bambini, una femmina e due maschi, nascono ebrei in tempi “poco raccomandabili” per questa stirpe. Ed eccoli ingenui, ma non sprovveduti, impiegare le loro forze per dimostrare quanto vale la dignità umana e il suo rispetto, pur rimanendo fedeli al loro essere infantili.

La piccola Trudi, chiusa in un lager sogna di bere la fumante cioccolata che sorseggiava pochi anni prima, al tavolo, con la zia, mentre Alex si intrattiene col suo topolino bianco e legge libri d’un fiato nascosto nel suo rifugio, aspettando il ritorno del padre. Joseph, invece, ama giocare a calcio e competere con gli amici al tiro delle biglie, anche se le atrocità viste e vissute lo trasformeranno, sottraendogli la sua fanciullezza.

Tre autori, tre libri in parte o totalmente autobiografici, comunque testi di quel tassello cronologico che ognuno di noi deve fare in modo non venga mai cancellato, né dai libri di storia, né dalla memoria sociale che purtroppo dimentica velocemente e ricommette gli stessi errori umani.

Germania, Polonia e Francia fanno da sfondo alle narrazioni contenute nei volumi “Ho sognato la cioccolata per anni” della Birger; “L’isola in via degli Uccelli” Di Orlev e “Un sacchetto di biglie” di Joffo. Testi per ragazzi e proprio per questo consigliati agli adulti: dalla forza d’animo dei più piccoli si raccolgono gli insegnamenti migliori.

Il coraggio unito con l’ingenuità e la spinta a superare le paure, produce effetti strabilianti nei giovani protagonisti, che riescono a rimanere a galla e riprendere in mano la loro vita.

La piccola Trudi rivolge al mondo intero queste parole affinché ricordi un frammento di storia breve ma intensamente doloroso “Nessuno eccetto un altro sopravvissuto all’olocausto, può pienamente comprendere quello che ci è successo. Questi ricordi non sono come degli indumenti, qualcosa di cui ci si può spogliare e mettere nell’armadio. Sono incisi sulla nostra pelle! Non possiamo liberarcene.

Daniela Marani

condividi questo articolo:
SOCIALICON