Preziosa nella sua fragilità questa opera prima di Doyoudada, in scena a Villa Wassermann di Giavera del Montello (TV) il 21 febbraio 2014, presentata da Fucina del Corago di Treviso e inserita nella Rassegna “Asfalti Teatrali” e disponibile nella versione italiana e francese.
“Ballata per Venezia: dialogo armato tra una donna e un violoncello” ci racconta una Venezia sedimentata nel tempo , nella sua tradizione orale e fiabesca, patrimonio culturale universale: una piece preziosa nella raffinata esecuzione teatrale di Jiuliette Fabre, corpo, voce e violoncello, omaggio ad una Venezia colta nel fascino della decadenza, grido d’amore sussurrato, misteriosamente poetica, racconto “liquido”, intriso d’acqua e di memoria, fragile come un servizio di cristallo, fatto certo per durare, ma da proteggere dagli urti prepotenti del mercato.
Ci è piaciuto questo affacciarsi al mondo del teatro di Juliette Fabre, profonda e competente interprete. Ci ha convinto la sua caparbia innocenza, senza affettazione e ammiccamenti; ci è piaciuta la regia particolareggiata in cui s’intrecciano azioni, parole, musica ed ambienti di Giulio Boato che ne firma anche la drammaturgia: un testo originale, graffiante e ricco di sfaccettature. Abbiamo apprezzato la composizione musicale minimalista di Lorenzo Danesin e la sua manipolazione del suono, a dilatarlo in echi evocativi e ci hanno esteticamente coinvolto le suggestive scenografie di Carlo Risi, arricchite con le sue sculture in legno, raccolte in natura in riva al mare e perciò levigate dall’acqua, “trattate” e composte.
Vorremmo proteggere la fragilità di questo spettacolo, profondamente teatrale, capace di entrare in intimità con il pubblico e per questo adatto ai luoghi contenuti. Vorremmo salvaguardarne il suo delicato equilibrio, prima di essere fagocitato dall’ingranaggio consumistico.
Da vedere.
Emanuela Dal Pozzo