Dal 18 dicembre al 21 aprile, il Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci” a Palazzo Brancaccio, Roma, ospita una mostra di grande interesse culturale, soprattutto nel suo rapporto interattivo con il materiale d’arte orientale in esposizione permanente.
Una piccolissima parte dell’enorme collezione accumulata nel tempo da Maria Signorelli è qui presente con burattini, marionette ed ombre provenienti da vari Paesi d’Oriente, affiancati ad altri tipici della tradizione italiana, anche di sua personale produzione. La mostra ha ottenuto il Patrocinio del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e l’Assessorato alla Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità di Roma Capitale.
Si tratta di un percorso dislocato in più sale, articolato in sezioni tematiche come le ombre: malesi, thailandesi, birmane, cinesi, giavanesi, indiane e sagome in legno giapponesi; le marionette e i burattini orientali, greci e italiani; alcune bacheche, infine, contengono materiali didattici e teatrini utilizzati da Maria nei suoi laboratori alla scuola primaria. Ma per conoscere meglio chi è Maria Signorelli ho avvicinato la figlia Giuseppina, una bellissima signora avvolta in una sobria giacca color lilla e con sfavillanti occhiali arancioni. Con gioia ha accettato la mia intervista conducendomi nell’androne del maestoso palazzo, nel quale vive ancora l’ultima erede della famiglia Brancaccio dall’altezza imponente dei suoi 106 anni.
Tra una sigaretta e l’altra, Giuseppina mi ha simpaticamente delineato un ritratto-caricatura della madre che ha amato tantissimo, pur nella difficoltà di convivere con una personalità eclettica e originale come la sua.
Perché questa mostra e perché proprio qui?
Mamma aveva fatto tante mostre in Italia all’estero con gli oggetti della sua collezione qui presenti, ma non a Roma. Dopo la sua morte, nel ’92, ho pensato più volte a questo fatto, così quando ho conosciuto la signora Gabriella Manna, responsabile al Museo Nazionale d’Arte Orientale, ho accolto la sua proposta. Accanto alla collezione permanente abbiamo affiancato pezzi importanti e rari della collezione di mia mamma, provenienti dall’oriente.
Perché Maria aveva tutti questi pezzi orientali?
Mamma aveva passione dell’oriente già da piccola. Era affascinata da questo mondo, così nei numerosi viaggi fatti comprava tutte le cose belle che l’attraevano, cose particolari “a me me paiono uniche”, non le ho viste mai da nessuna parte così belle! Lei prendeva non per rivendere, ma spesso per donare. Dopo che è morta ho ritrovato un quaderno in cui segnava tutti i burattini comprati e quanto li aveva pagati.
Chi era sua mamma?
Mamma era tante cose: artista, scenografa e soprattutto creatrice e burattinaia. Era una donna curiosa, rapiva tutto con gli occhi…e non solo! Un giorno venne da noi un uomo che aveva un cappotto bellissimo, così mamma lo guardò a fondo e poi gli chiese se poteva tagliare un pezzo dell’orlo del suo paltò per farne un vestitino. La nostra casa era un porto di mare. Sempre piena di gente, di artisti.
Dove lavorava Maria?
Lavorava in casa. Lei aveva uno studio, ma creava ovunque. Sono convinta di aver mangiato più volte “pane e colla, fili e pezzetti di stoffa”. Era un vulcano e creava soprattutto di notte. Usava tutto quello che le capitava a tiro: carta, stoffa, stracci, veli, fil di ferro; tutto andava bene. Mio padre, che era pedagogista, la spronò a condurre laboratori per bambini nelle scuole; era una donna avanti nel tempo.
Cos’ha ereditato da sua madre?
Materialmente un’enorme collezione. Io amo anche muovere i burattini, ho fatto spettacoli anni fa; mia sorella, Maria Letizia, invece è bravissima a costruire, proprio come mamma. Adesso rientro nelle sale se no finisco il pacchetto di sigarette…
Giuseppina Volpicelli è una donna di grande simpatia e disponibilità, aperta agli incontri e alle nuove conoscenze. Ama le novità, soprattutto in campo teatrale, e quando parla di sua madre si riempie di tenerezza e grande ammirazione.
Daniela Marani