Una “full immersion” per questo romanzo breve “Il sentiero di Morgan”di Alessandro Martinelli, edito da ARPAbook, incalzante da indurre a leggerlo tutto d’un fiato e carico di quella ricchezza interiore, evidente a sprazzi, trattenuta nelle pause e nei silenzi pieni, da far pensare ad un romanzo d’altri tempi, non per la trama e l’epoca di cui tratta, quanto piuttosto per uno stile oggi desueto, fatto di sfumature e di rimandi, di larghi respiri, di sfondi larghi nei quali i dettagli s’appoggiano a colorare il tutto.
Insomma non solo ci ha convinti ma lo abbiamo particolarmente apprezzato in un momento storico come quello odierno in cui tutto appare spesso in primo piano, senza spessore, in modo egocentrico.
La trama è semplice, emblematicamente racchiusa nel titolo, perchè il sentiero di Morgan è sia il sentiero che il contrabbandiere percorre tra le montagne all’indomani dell’Unità d’Italia, sia quello esistenziale del sogno americano, che attirerà i suoi figli verso il Nuovo Continente. Così come il sentiero si srotola nel racconto accidentato, solitario e impervio, altrettanto scarno ma ricco di “vedute” è il linguaggio che usa Morgan, per comunicare con gli altri e con se stesso.
L’autore, che imprevedibilmente e casualmente incontro nella bottega di giornali che gestisce a San Zeno di Montagna di Verona, mi spiega che la scelta di questo linguaggio era un atto dovuto all’epoca descritta.. “Ho pensato” mi dice” come doveva essere la vita di quel tempo e le parole misurate e concrete si rifanno a quello stile di vita”.
Gli chiedo se ha scritto altri romanzi. Mi dice di no. “Peccato”rispondo.
Alessandro Martinelli nato nel 1978, vive a S. Zeno di Montagna (VR). Dopo il diploma prosegue gli studi presso la Facoltà di Lettere dell’ateneo veronese. Premiato e segnalato in diversi premi letterari si dedica anche alla poesia dialettale.
Emanuela Dal Pozzo