MOSTRA DI QUATTRO NOTI ARTISTI VERONESI ALLA CANTINA MENEGOTTI

Venerdì 23 maggio alle ore 21, l’Azienda Agricola Menegotti, a Villafranca di Verona, ha organizzato una serata particolare, durante la quale alla gradevolezza gastronomica è stato associato un interessante itinerario espositivo. Quattro gli artisti in mostra, poche opere ma significative a simboleggiare i diversi percorsi espressivi, che per alcuni di loro affondano le radici piuttosto lontano nel tempo. Differenti approcci all’arte e alla vita, accomunati però dal medesimo interesse verso le molteplici sfaccettature della dimensione umana, indagata attraverso tecniche miste.

Giovanni Meloni nelle sue fotografie, affiancate da alcune tele, mette in evidenza gli aspetti più crudi e dissonanti della realtà; giovani private dei loro diritti di bambine e di donne, urla disperate nel silenzio tragico di un’esistenza sofferta. E’ la denuncia di un’ingiustizia sociale mossa attraverso corpi indifesi e spogli, denudati non solo degli abiti ma di ogni speranza di cambiamento.

L’iter di Renato Begnoni prende vita dalle retrovie dell’anima per sfociare nell’evocazione sacra, una sacralità sottratta ai luoghi tradizionali del culto e collocata in ambienti laici. Un gioco di luci e di colori per portare l’immagine fuori dal tempo e consegnare ad essa una nuova carica comunicativa. Il corpo umano è soggetto e oggetto dell’ indagine analitica dell’autore e affiora ovunque, negli “Ex voto” sotto forma di parti anatomiche miracolate così come in “Passione”, radiografia in cui è ravvisabile l’esterno nell’interno, un profilo che può suggerire diversi codici interpretativi, non da ultimo quello divino; piano umano e spirituale si intrecciano, coesistono e si completano.

Nel caveau dell’Azienda, l’installazione di Simonetta Perlini, “Zattera”, incarna la metafora del viaggio e contiene tutto ciò che caratterizza colui che lo intraprende. Ricordi, speranze e sogni sono racchiusi in semplici oggetti della memoria e del cuore: il cestino dell’asilo, un sandalino o una macchina fotografica, mentre pacchi di libri incartati testimoniano il progressivo abbandono della cultura a cui l’uomo sembra essersi rassegnato.

All’interno dello stesso tema si muove la serie “Viaggi ancestrali”, di Luciana Soriato, quadri legati ad effettivi spostamenti compiuti nel tempo dall’artista, ma rielaborati alla luce delle emozioni e dei cambiamenti che ogni “ritorno” porta con sé. Un percorso nell’ultraterreno per addentrarsi negli abissi dell’anima e verificarne l’autenticità. Ricorrente l’uso dell’oro come spinta interiore nel profondo, per poi rimbalzare verso l’esterno più lontano, là dove comincia un nuovo viaggio.

L’esposizione è aperta al pubblico e visitabile fino al 6 giugno 2014.

Daniela Marani

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