Incontro , tra i critici teatrali ad Albenga per il Festival Terreni Creativi, Roberto Rinaldi, direttore del giornale web di critica teatrale e culturale Rumor(s)cena e gli propongo un’intervista, anche per allargare lo sguardo su “chi osserva”, soggetto del mondo teatrale contemporaneo, oltre agli attori e alle compagnie.
Da quanto tempo fai il giornalista ed hai sempre scritto di teatro?
Si può dire che abbia fatto la gavetta, cominciando diversi anni fa con articoli di cronaca nera e giudiziaria per il Mattino Alto Adige. Fu in quel periodo che a seguito di una notizia data in anteprima venni contattato da RAI 3 per partecipare ad una trasmissione condotta da Maurizio Mannoni. Poi, vista la mia formazione e passione teatrale cominciai a fare le mie prime recensioni, prima per il Mattino Alto Adige, poi per il Corriere della Sera con l’edizione di Bolzanoe Trento Nacquero così altri servizi per la RAI e in particolare servizi radio in diretta. Contemporaneamente mi interessavo di lirica e in qualità di iscritto al CAI (Club Abbadiani Itineranti) cominciai a seguire i concerti e a scriverne nelle diverse tournée di Claudio Abbado, spesso all’estero. Il viaggiare e conoscere mi ha fatto fare anche esperienze in ambito cinematografico e come addetto stampa per un festival del vino di Merano. Oggi scrivo soprattutto di teatro.
Cosa è che ti piace di questo lavoro e quali invece sono le pesantezze?
Mi piace scoprire le notizie, questo in tutti i campi, da quello di attualità a quello sociale, avere libertà di azione, mentre il lavoro di redazione era più pesante, con ritmi di lavoro sostenuti, per forza di cose legati a necessità organizzative, che però non mi interessano poi perchè limitano la mia possibilità di libero movimento. Mi è stato chiesto ad esempio più volte di restare in redazione, ma, nonostante un inquadramento economico più soddisfacente, ho rinunciato, preferendo occuparmi personalmente dei servizi e delle recensioni sul campo, piuttosto che fare un lavoro d’ufficio di collegamento e d’impaginazione di articoli di altri.
Come sei arrivato all’apertura di un giornale on line?
E’ stata prima di tutto la necessità di sentirmi libero di esprimere, dopo le diverse esperienze fatte sui giornali cartacei prima, i servizi radio poi. Mi sono avvicinato al web con la rivista teatro.org, oggi teatro.it, in cui però mi sono trovato a coordinare i lavori di altri e a fare un lavoro più di redazione che mio, così, dopo una lunga e attenta riflessione anche su come ideare il giornale, nel maggio 2010 ho aperto rumor(s)cena, inaugurandone l’avvio con una festa in cui ho coinvolto attori in diretta streaming al Teatro Spazio Off di Trento e l’anno successivo al Teatro Akropolis di Genova. Volevo che il giornale si occupasse soprattutto del teatro contemporaneo, ma credo sia apprezzato anche per la particolare cura con cui parlo delle compagnie, anche attraverso una ricerca del loro percorso artistico a ritroso, nella logica della presentazione della loro evoluzione artistica. Attualmente nel giornale collaborano a turno 15 tra colleghi e appassionati di critica, alcuni in modo più continuativo altri meno, con qualche altro apporto sporadico, e pur essendoci delle specializzazioni di competenza individuale, anch’io cerco di indirizzare i miei collaboratori secondo le specifiche abilità ed esperienza che vedo in loro. Senza citarli tutti posso nominare alcune tra le collaborazioni più significative: Rossella Menna,Tommaso Chimenti e Annamaria Monteverde.
Rumor(s)cena si occupa solo di teatro?
No, si occupa anche di cultura, arte e qualche volta di musica.
So che fai parte di “Rete Critica”. Mi vuoi parlare di questa realtà?
Rete Critica è un movimento liquido, nel senso che non è costituita come associazione, perchè non volevamo che fosse troppo istituzionalizzata. Il direttivo di rete critica è formato da: Oliviero Ponte di Pino, Annamaria Monteverde, Massimo Marini e Andrea Porcheddu. Raccoglie tutti i critici teatrali web ed è nata come “Premio Rete Critica”, con il compito di segnalare una compagnia particolarmente meritevole del mondo teatrale contemporaneo. Il premio è annuale. C’è anche come seconda intenzione il desiderio di vedere se sia possibile trovare una struttura di lavoro che accomuni le diversissime realtà web, pochissime delle quali sono registrate quali testate giornalistiche con un direttore responsabile. Questo fatto comporta che spesso vi siano siti anche importanti per visibilità con modalità di comunicazione più simili ai blog che alle testate giornalistiche, senza alcun controllo legato alla qualità dell’informazione. Come rete critica quindi organizziamo convegni di confronto per ciò che concerne gli strumenti critici e il loro utilizzo, confrontandoci sugli aspetti organizzativi e di contenuto dei siti web.
Qual è secondo te la funzione del critico oggi?
L’assunzione di responsabilità del critico nel recensire va inteso come un qualcosa in più di un semplice dovere d’ufficio. Qui si vuole affermare un discorso più ampio che dia risalto al ruolo della critica, dettata da l’impegno nel contrastare l’impoverimento culturale nel quale soffre la società attuale. Il ruolo del critico è quello di porsi non in posizione antagonista ma in una dialettica paritaria, dove il tentativo di contribuire ad un’analisi diventi forma di mediazione culturale. La pubblicazione di una recensione, se si limita a dare voce alle sue impressioni raccolte durante la visione con valutazione positiva o negativa, o in certi casi, espressa con riserva, tende a pareggiare con una certa sospensione di giudizio, l’esito del lavoro visto. Così facendo non assolve al suo vero compito. Il critico ha il dovere di interrogarsi e nel giudicare deve dichiarare il suo pensiero, non in termini di assoluta obiettività, ma su quanto lui ritiene l’esito di un lavoro. Nella sua esposizione che può essere dettata dal consenso o dal dissenso, ha il dovere di lasciare al lettore la facoltà di valutare lo spettacolo da un proprio punto di vista personale e nel contempo associarsi o dissociarsi da quello espresso nella recensione. Il lettore deve essere posto nelle condizioni di poter individuare quali sono le motivazioni ideologiche che hanno contribuito a far si che il critico emettesse il suo giudizio. La figura del critico e il suo ruolo specifico, di come può incidere sull’esito del lavoro artistico, e non solo nell’opinione dello spettatore, è tutt’ora irrisolto e si trova in una posizione marginale, rispetto alla necessità di ridefinire quali compiti svolga. La diffusione di siti web dediti alla critica teatrale è un segno tangibile di una rinnovata esigenza di far sentire “la propria voce” Emerge quanto sia urgente ridefinire il vero ruolo del critico, capace di coinvolgere le forze che compongono la scena del teatro, in tutte le sue accezioni. Un quesito a cui va data una risposta è quello che chiede se scrivere e recensire determina delle conseguenze culturali? Oppure è solo un’azione che legittima l’esistenza stessa del critico in funzione di uno scopo ben preciso, grazie al quale le istituzioni politiche culturali, verifichino la rassegna stampa della quantità (e raramente della qualità) di pubblicazioni a favore di un festival piuttosto che di un collettivo artistico, gruppo o compagnia, a cui segue la decisione di erogare i finanziamenti. Siamo coscienti che la qualità e la serietà impiegata nel redigere un giudizio critico, spesso scarsamente retribuito, salvo rare eccezioni, valga come presenza numerica al fine di giustificare l’ evento teatrale artistico? Con lo scopo di legittimare il gesto artistico realizzato. L’interrogativo è: cosa vado a provocare con le mie parole di assenso/dissenso nel decretare un giudizio? La risposta più sensata è data dal regista Peter Brook, nel suo “Il teatro e il suo spazio”: “Colui che rende sempre un importante servizio al teatro quando va a snidare l’incompetenza. Un vero alleato per scoprire chi attraversa il teatro irresponsabilmente. I nostri rapporti con i critici possono apparire tesi, ma in profondità si tratta di rapporti indispensabili”.
Emanuela Dal Pozzo