Il veronese Giorgio Maria Bellini scrive poesie dall’età di 13 anni (1958).
Durante il suo fecondo percorso di lavoro, ha intrecciato relazioni con molti intellettuali e collaborato a numerose riviste tra cui è significativo ricordare: Carte Segrete – Roma, Lettera –Università di Cambridge, Anterem – Verona, Salvo Imprevisti – Firenze, Offerta Speciale – Torino, Osiris – Università del Massachusetts.
Nel 1976, con Franco Verdi, scrittore e pittore scomparso alcuni anni fa, Flavio Ermini e Silvano Martini fonda a Verona la rivista “Aperti in squarci”, alla quale, in seguito, aderirà anche Agostino Contò attuale dirigente della Biblioteca Civica di Verona.
Dialogando con lui, mi si dispiega un panorama artistico denso e interessante costituito da mostre, edizioni, articoli, reading, performance e fondazione di riviste e associazioni culturali, unitamente ad altri colleghi.
Chiedo quindi di poterlo intervistare.
Perché ha iniziato a scrivere poesie?
Le prime esperienze risalgono ai miei 13 anni, a seguito della lettura di un volume di poesia cinese antica, regalatomi dai miei genitori. Affascinato dalla raffinata sensibilità orientale, ho avvertito l’esigenza di comporre qualche mio elaborato
.
Come definisce la sua poetica; ha modelli passati/presenti di riferimento?
Ritengo che la definizione di una poetica debba essere lasciata ai lettori, o a qualche esperto. L’unica osservazione che potrei fare a chi mi attribuisce l’aggettivo “ermetico” è quella di cambiare il termine con “complesso”. Più che modelli, ho provato ammirazione e interesse per le avanguardie, alle quali devo l’allargamento dei miei confini poetici. Comunque apprezzo la poesia in tutte le sue sfumature, non ho pregiudizi.
Quali le collaborazioni e gli incontri, per lei, più significativi; ricorda qualcuno con particolare stima?
In primis l’incontro con Flavio Ermini, a metà degli anni ’60. Il desiderio reciproco di ricerca linguistico –poetica ha cementato un lungo percorso di collaborazione a più mani, vere battaglie per dichiarare un nuovo corso espressivo. Un riconoscimento va ad Alberto Cappi di Ostiglia, a Franco Verdi e ad un lungo elenco di amici sparsi un po’ ovunque, con i quali ho condiviso la sperimentazione.
Che rapporto c’è tra poesia e società; oggi ha ancora valore la poesia nel quotidiano?
Un sociologo avrebbe maggior probabilità di dare una risposta adeguata. Per me la società è uno stimolo, nel bene o nel male, per comporre versi con cui captare stati d’animo, tendenze e proiezioni del possibile. Preferisco rapportarmi con piccoli gruppi, meglio ancora con singoli che abbiano interesse o passione per la poesia … d’altra parte, questo genere, a mia memoria, non è mai stato un fenomeno di massa. Devo aggiungere che nelle classifiche mondiali i libri di poesia hanno valori commerciali limitati, anche nel caso di poeti “celebri”. Se avessi avuto il problema del senso dell’oggi, nella scrittura poetica, probabilmente non avrei iniziato a comporre.
Perché ha deciso di pubblicare postume le sue raccolte?
E’ una scelta politico –culturale che mi appartiene da sempre. In effetti le mie apparizioni editoriali sono rarefatte e di singole poesie su riviste alternative, siti o blog. La non pubblicazione riguarda le mie 10 raccolte (2001-2010), la raccolta Rot-Annales (2011-2016?), Simbolica, una trentina di poemetti, le mie pitture virtuali, la sperimentazione di poesia visiva e poesie sciolte inedite (1962-1999). Delle poesie giovanili è rimasto pochissimo; scritte su un quaderno prestato all’amico Giuseppe Piccoli …sono scomparse insieme a lui.
Qual è il suo ricordo poetico più importante?
La quantità di viaggi “poetici” nelle piazze e nei teatri di buona parte d’Italia, assieme a molti amici poeti. Negli anni ’70-’80 l’entusiasmo e le esperienze vissute senza risparmio hanno contribuito alla mia formazione.
Bellini preferisce distribuire alcune sue opere ad amici o persone incontrate per caso sul proprio cammino. È così che ci siamo conosciuti.
AION – Giorgio Maria Bellini
amerei avere accanto
senza limiti
gli sguardi di donne interessanti
incontrate per caso,
o le voci di persone
che sanno alimentare la linfa del pensiero,
ma tutto ciò
troppo velocemente
si allontana nello specchio del tempo,
come orbita pulsante.
senso di vuoto
nel desiderio eroso
sovverte l’interiorità
in ardua salita
e raffiche di vento
rivestono con rammarico i nervi dell’assenza.