Che spettacolo offriva finalmente l’arena allo sguardo dell’ospite nella serata del 9 agosto in occasione dell’esecuzione dei “Carmina Burana ” di Carl Orff.
Un anfiteatro festante , partecipato ed attento, tratteggiato da un pubblico eterogeneo ma vivace ed animato da quel bel entusiasmo che, non molti anni fa , era una delle caratteristiche principali degli spettacoli areniani, accoglieva così, per la prima volta nel prestigioso spazio, il capolavoro di Orff che, con la pietra antica, è sembrato fondersi magicamente.
Una sorpresa, in quanto in una Stagione funestata dal mal tempo e disertata da molto pubblico anche in serate ‘clou’ ( prendo ad esempio la ‘premiere’ di “Madama Butterfly”) non ci si aspettava certo quest’affluenza per un titolo (pur di grande appeal) non di così elementare ascolto .
Quale potrebbe essere allora il ritratto dell’ascoltatore che viene oggi in arena e da cosa viene in realtà mosso e stimolato? L’enorme successo di pubblico dello spettacolo impone questa domanda come la prima che Soprintendenza e Direzione artistica dovrebbero porsi per cercare di trovare una risposta ed indirizzare così le proposte future in modo più mirato anche perchè , lo ricordiamo , il teatro senza pubblico non ha senso e di fatto non può vivere . Sicuramente la vicinanza con la ‘Premiere’ di “Aida” nello storico allestimento del 1913 può aver fatto da ‘apripista’ per proporre numerosi pacchetti vantaggiosi ( i biglietti per i ‘Carmina’ erano peraltro ridotti) e la breve durata della pièce può avere incoraggiato anche i più scettici a vedere uno spettacolo in arena , la serata finalmente magnifica ed illuminata da una magica luna può certo aver fatto il resto … ma può essere davvero tutto qui? Forse un’operazione di sondaggio ad ampio spettro potrebbe aiutare chi di dovere ad orientarsi verso i gusti di un pubblico che mostra di non conoscere gli spettacoli cui assiste ( continui applausi ad esempio anche in pieno d’orchestra durante “Aida”) ma che, allo stesso tempo, sembra ben comprendere ed apprezzare partitura ed esecuzione dei Carmina … sta forse avvenendo una fusione tra il pubblico della classica e quello dell’ opera e fra questi ed un pubblico più popolare (dunque non di nicchia) attratto solo dalla spettacolarità dell’evento?
Lasciando gli interrogativi aperti alla riflessione, veniamo ora allo spettacolo .
Incorniciato da un gioco scenico di luci molto raffinato e convincente che rendeva vive e palpitanti le secolari e latine gradinate fondendole con le radici della partitura , si può dire che, sostanzialmente e a parte pochi distinguo, l’esecuzione si è svolta in maniera complessivamente positiva .
Andrea Battistoni sembrava più a suo agio in mezzo ai clangori d’orchestra ed ai ritmi serrati cui la partitura abbonda mentre sembrava soffrire i momenti in cui la raffinatezza esecutiva avrebbe dovuto dominare, confermando una natura , certo non priva di qualità, ma ancora bisognosa di quella riflessione ed interna partecipazione che solo un’età più matura può offrire .
Molto buono il cast vocale . Artur Rucinski è oggi , a mio parere , il baritono per eccellenza . Bel timbro , maturità espressiva , fraseggio curato , tecnica dominata ed intelligenza esecutiva fanno di lui un artista su cui gli Enti virtuosi dovrebbero puntare affidandogli giusti e misurati ruoli e speriamo che l’arena non se lo faccia sfuggire per le produzioni future . Bene anche il soprano Nadine Sierra bella vocalità, dai sapienti e tecnicamente ben sorretti filati mentre troppo convenzionale si poneva il controtenore Raffaele Pè .
Bene il Coro areniano diretto dal M° A. Tasso ed i Cori di Voci bianche A.LI.VE diretto dal M° P. Facincani e A.d’A.MUS diretto dal M° Marco Tonini.
Enorme successo di pubblico e bis ( sic) di “O Fortuna “.
SILVIA CAMPANA