E’ sempre bella ed emozionante, proprio per quella filologica patina che la ricopre senza soffocarla, l’edizione di “Aida” che Gianfranco De Bosio creò per l’Arena basandosi sui bozzetti che inaugurarono la Stagione areniana nel 1913, presentata anche quest’anno al pubblico. Il rigore filologico del regista si conferma ancora una volta e connota, con estrema coerenza, quest’edizione ogni anno di più raffinata ed animata da particolari un po’ Decò (danza dei moretti un po’ echeggianti i figurini di Ertè) e coerentemente impostata, rendendola quasi un tutt’uno con lo spazio scenografico areniano che, in questo caso, non sembra risentire delle limitazioni che, impedendole l’uso completo dei gradoni (salvo tacere in occasione di concerti d’ impatto assai più invasivo) la priva assai spesso della passata grandiosità. Ricordiamo infatti che oggi le scenografie hanno spesso un inizio ed una fine quando il bello dell’opera in arena, e gran parte della sua spettacolarità, era dovuto alla possibilità in passato, da parte dei registi, di sfruttare , a seconda della loro visione, l’intero spazio del palcoscenico, gradoni annessi.
Sperando che in futuro si possa riflettere anche su questo aspetto , dati i nuovi materiali disponibili oggi che non renderebbero certo le scenografie particolarmente pesanti ( rispetto ad esempio alla struttura della gradinata numerata!!!) parliamo adesso dell’aspetto prettamente vocale della pièce.
Trionfatrice della serata è stato il mezzosoprano Georgiano Anita Rachvelishvili, qui impegnata nel ruolo di Amneris.
Come ho già segnalato a proposito della sua “Carmen” la vocalità della giovane artista è caratterizzata da un timbro vellutato , di rilevante volume e da un’omogeneità nell’emissione che le consente di affrontare, con ugual disinvoltura tecnica, le difficoltà della partitura, non perdendo rotondità e morbidezza sia nel registro acuto che in quello grave. Pur necessaria ancora di un maggior approfondimento nell’accento e nel fraseggio, la sua Amneris convince appieno. Scenicamente drammatica quanto vocalmente affascinante, l’interpretazione del personaggio è certamente orientata dall’artista più sul versante prettamente lirico che su quello drammatico, concentrandosi sul ritratto di una donna più angosciata e sofferente per un grande amore non corrisposto che feroce e vendicativa e la partitura vive infatti questa profonda dicotomia; l’ira di Amneris si concentra infatti solo superficialmente su Aida (duetto II Atto) scatenandosi invece nel IV Atto contro i sacerdoti, colpevoli di un cieco integralismo omicida. Un’intepretazione dunque, in questo senso, raffinata ed intelligente che apporta maggior spessore al personaggio, da sempre tradizionalmente impostato su una viscerale e indomabile gelosia.
Davvero poco da dire invece sul resto del cast che, a parte la davvero bella vocalità del basso Dmitry Beloselsky, impegnato nel ruolo di Ramfis, ha regalato ben poche emozioni.
Marco Berti è il professionista che tutti ben conosciamo e ha confermato infatti tanto la bellezza del timbro quanto la potenza e lo squillo nel registro acuto, pur apparendo tecnicamente affaticato ed alle prese con un passaggio il più delle volte non ben calibrato con una conseguente non perfetta centratura del rigo.
Monica Zanettin è vocalità interessante , assai giovane e promettente ma ancora non pronta per il debutto in questo temibile ruolo. Perfettamente a suo agio nell’aria del III Atto (“O cieli azzurri”) che l’artista affronta con corretta professionalità, la sua Aida tradisce nel corso dell’opera la mancanza di quella teatralità , musicalità e scioltezza che solo una maggior esperienza teatrale può costruire. Il timbro è comunque d’indubbio interesse così come le belle mezze voci, usate peraltro con grande intelligenza tecnica e , se continuerà a studiare con costanza, la sua potrebbe essere una carriera molto interessante da seguire ma, ripeto, tecnica e teatralità dovranno essere maggiormente maturate e cesellate.
Marco Vratogna non ha convinto nel ruolo di Amonasro, principalmente a causa di un’interpretazione sommariamente risolta in un canto sfogato che, pur impreziosito da un timbro interessante, tendeva spesso a perdere omogeneità e spessore timbrico.
Completavano il cast il buon Re di Andrea Mastroni , il Messaggero di Riccardo Botta e la sacedotessa di Anna Malavasi.
Davvero ottima la prestazione della Prima ballerina ospite Myrna Kamara circondata dai Primi ballerini Teresa Strisciulli, Evgheij Kurtsev e Antonio Russo.
Anonima e priva di mordente la direzione del giovane M° Daniele Rustioni che si limitava a leggere professionalmente la partitura senza aggiungere o togliere nulla allo spartito, perdendo spesse volte il contatto con il palcoscenico e regalando ben poche emozioni in sala.
Grandissimo successo di pubblico ( arena quasi piena) per questa che ormai è definita l’”Aida” del Centenario e moltissimi , ed il più delle volte del tutto inopportuni, applausi durante lo spettacolo ed al termine, superficialmente distribuiti ( a parte la Rachvelishvili) un po’ a tutti tradendo un’attenzione più all’evento che alla partitura …. ma questa è un’altra storia.
Verona,16/08/2014
SILVIA CAMPANA