Alice Montini è nata a Genova, repubblica marinara.
L’Italia è paese di santi, navigatori, poeti e pure di stilisti.
Alice Montini è una purista della moda che ama sin nel profondo il Made in Italy.
Figlia d’arte di Kiki Riva e di Antonello Montini, assorbe fin dalla nascita il gusto per lo stile e la moda dalla nonna Olliana, proprietaria della celebre “Boutique Olliana” a Portofino.
La frequentazione del Liceo artistico è solo il punto di lancio per la costruzione di una professionalità e una storia personale: prima antiquaria, poi restauratrice poi naturopata ed infine stilista sempre curiosa di bellezza. Alla soglia dei trentanni, nel 2012, fonda a Genova la griffe Alice Montini Atelier con cui si è affermata nel panorama dell’Alta Sartoria Genovese.
La stampa la definisce “la Signora della Seta, dei velluti e dei damaschi”.
Alice disegna abiti e stoffe. La moda per Alice Montini è olistica. Vuole donne sciolte , femminili, gaudenti, contro una moda androgina e incolore, solo apparentemente perfetta e risolta.
Così è donna “montiniana”, perchè “essere nell’abito è diverso dal semplice indossarlo”.
Con la “Madama Butterfly” del Teatro Carlo Felice di Genova, Alice debutta nel mondo della lirica firmando i costumi della celebre tragedia pucciniana che, ancor oggi, suscita antiche e profonde emozioni.
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Partiamo Alice , come ti sei avvicinata all’ambiente del teatro ed al ruolo di costumista e cosa ti ha spinto ed attirato dell’ambiente teatrale?
Mi ha attirato soprattutto l’emozione che si prova guardando un ‘opera, lavorando dunque all’interno di uno stato emotivo molto ridondante.
Qual’è la prima opera lirica che hai visto?
La prima è stata “La Traviata” ma quella che mi ha colpito di più è stata sicuramente il “Rigoletto” , che ritengo anche responsabile della mia nascente passione teatrale, ma l’opera della mia vita è stata poi la “Madama Butterfly.
Da quando assistetti a “Rigoletto” ho detto a me stessa che mi sarebbe piaciuto lavorare in quella cassa emotiva. Mi ha sempre interessato il concetto che la moda possa rappresentare una veicolo di comunicazione non necessariamente esplicito e possa dunque essere vissuta in modo indiretto in contesti artistici, in questi casi musicali …
… tu hai un Atelier nella tua città, Genova …
Ho una piccola casa di produzione artigianale dove disegno sete. Ogni anno creo dei disegni a mano, acquarello, tempera o china, che poi rielaboriamo in digitale, assecondando la mia personale ispirazione.
La tua ispirazione è più attratta da motivi contemporanei o trai maggiormente spunto da forme o linee del passato ?
Sono di gusto classico, raramente seguo le mode, anche se poi, senza rendermene conto, ne sono assorbita come tutti noi, ma la mia scelta artistica è quella di non seguire la moda o uniformarmi ai suoi dettami, pur facendone parte, mantenendo sempre una mia precisa peculiarità artistica. Mi piacciono le figure geomorfe, inserite nei disegni, amo tutto quello che rimanda alla nostra classicità (capitelli e ruderi ) mi piace Caravaggio , ho fatto dei disegni seguendo la linea di alcune lance gotiche mixate però a colori fluorescenti e ad un leopardato impercettibile cerco insomma sempre di unire contemporaneità e classicità. Vengo da una famiglia di antiquari, stilisti e critici d’arte e credo di aver naturalmente assorbito un certo individuale e preciso senso estetico che non ho nessuna intenzione di cambiare per seguire quella massificazione che, troppo spesso, la moda impone.
…. mi sembra dunque di poter capire che il tuo inserimento in campo teatrale è avvenuto spontaneamente , il teatro è vita e tu rifuggi da un determinato tipo di schema e massificazione è dunque normale che il teatro, essendo in continua evoluzione, abbia potuto esercitare su di te una forte attrattiva.
Ho seguito quest’anno una “Madama Butterfly” al Teatro Carlo Felice di Genova di cui hai curato i raffinati costumi. Qual’è stata la tua esperienza personale al tuo debutto quale costumista teatrale in un palcoscenico così ricco di storia? Credo sia molto difficile infatti interagire , rispetto all’ambiente dell’ Atelier dentro al quale tu sei comunque padrona, in uno spazio teatrale in cui il tuo lavoro deve essere al servizio di mille variabili, dal regista al Direttore d’orchestra passando attraverso le peculiari esigenze e tensioni dei cantanti ….
E’ tutto diverso; premetto che io amo le sfide che esaltano peraltro moltissimo le mie capacità artistiche e quella che il palcoscenico mi offriva è stata troppo forte. In teatro ho avuto la fortuna di collaborare con un team specializzato di artigiani molto appassionati e ho avuto modo di constatare che questo mondo è completamente diverso da quello normale del lavoro: in teatro sono davvero tutti artisti ma allo stesso tempo non è facile lavorare in questo contesto proprio perchè sono tutti numeri primi e quindi non si ha a che fare con varie tipologie di persone ma con la stessa declinata in mille variabili . Bisogna imparare a farsi molto più da parte , creativamente e professionalmente, cercando di essere il più flessibile possibile.
Eri alla tua prima esperienza teatrale o avevi già fatto qualcosa ?
No, è stata la mia prima esperienza teatrale come costumista ….
Dovessi fare un bilancio di quest’esperienza ?
…. molto positivo, lo spettacolo è riuscito bene e ne sono soddisfatta, ho stretto delle belle relazioni.
Pensi di collaborare ancora con il teatro o preferisci comunque il lavoro di Atelier ?
Certamente, sto infatti lavorando in questo senso elaborando un nuovo progetto perchè l’esperienza teatrale mi ha certamente rapita….
Mi dicevi che il ‘tuo’ materiale è la seta in tutte le sue variabili e questo è un tessuto perfetto per i costumi di tantissime opere , penso a “Turandot” o “Nabucco”, ma può anche adattarsi ad un repertorio più ampio perchè, tu m’ insegni, è un materiale particolarmente affascinante …
La seta è interessante perchè ha un impatto emotivo velocissimo per chi percepisce visivamente un contesto; la seta stampata con il colore , la cromoterapia influisce in maniera immediata su chiunque ed a me ha destato particolare interesse. Mi affascina sperimentare come si possa giocare con modelli molto semplici usando il colore anche perchè il mio obiettivo è cercare di dare ai personaggi teatrali un’ immagine animistica cercando di vestirne le anime …
…. molto interessante e teatrale questo concetto …
…cercare di ridursi all’essenza di quello che vuole essere il dialogo con lo spettatore senza sovrastare con il costume quella che poi è la linea impostata dalla regia …
…. questo dovrebbe essere infatti il lavoro di ogni buon costumista, coadiuvare cioè il lavoro registico …
… il mio intento è quello di accompagnare con i costumi quella che è l’essenza dell’opera, senza creare nulla di troppo ricco o troppo antico ma impostando modelli semplici e non necessariamente davvero contestualizzati nell’epoca dell’opera …
… la tua formazione nell’Alta Moda t’impone giustamente di portare in palcoscenico la purezza delle linee, parlami dunque del tuo Atelier adesso, ad esempio qual’è il tuo cliente tipo?
Il mio cliente tipo è una donna dai 20 ai 55 anni di media come target , sofisticata che conosce se stessa e che sa abbinare la seta stampata senza aver paura. Sai cosa mi piace tanto dell’opera? Il concetto di opera senza tempo; se noi ancora oggi andiamo a vedere il melodramma è perchè troviamo lì rappresentate in modo diretto delle emozioni che non conoscono tempo ed anche il costume deve, come l’opera, comunicare didascalicamente un determinato spazio o un determinato tempo così come un non spazio ed un non tempo …
Se ti venisse proposto da una compagnia amatoriale , parlo anche della prosa, di curare un progetto particolarmente interessante e che ti convincesse come messaggio, ti metteresti in gioco anche a cachet ridotto o , come spesso accade , inesistente ? Ad esempio un progetto che tu condividessi e che ti desse carta bianca per i costumi tu ti sentiresti di affrontarlo confrontandoti anche con qualcosa di completamente innovativo o preferiresti restare comunque legata a quello che è il tuo ambiente ? Correresti il rischio ? Accetteresti la sfida?
Il discorso del cachet deve essere assolutamente rispettato per me perchè ho delle persone con le quali lavoro alle quali l’azienda deve garantire un mantenimento dunque il rimborso spese deve essere garantito … si, mi basterebbe un rimborso spese, naturalmente a patto che il progetto fosse a mio avviso vincente, perchè potrebbe donarmi moltissimo a livello di crescita artistica e personale….
…. cosa rara oggi … grazie mille Alice, ti auguro davvero che il tuo percorso teatrale possa proseguire e tu possa vestire le anime di tanti personaggi, spesso ad oggi davvero soffocate da orpelli e pesanti drappeggi, avvolgendoli nelle tue preziose e colorate sete donando loro così nuova linea e misura drammatica e spaziale.
SILVIA CAMPANA