Martin Scorsese è nato il 17 novembre del 1942 a Flushing (Long Island, NY), da genitori siciliani arrivati in America nel 1910. Appartenente alla classe operaia è cresciuto nel quartiere di New York chiamato “Little Italy”, ricevendo un’educazione cattolica.
Proprio durante l’infanzia è nato l’amore del regista per il cinema. Infatti, a causa dell’asma il giovane Scorsese non poteva praticare molto sport e il cinema divenne il suo passatempo preferito, incoraggiato anche dal padre che lo accompagnava almeno due volte alla settimana agli spettacoli.
Nel 1956 Scorsese aveva deciso di entrare in seminario, ma dopo soli sei mesi venne cacciato per essersi innamorato di una ragazza.
Anche il corso di studi successivo a questo periodo è stato caratterizzato da un’impronta molto cattolica, almeno fino all’iscrizione di Scorsese alla New York University, dove è iniziata la sua formazione cinematografica.
Il primo lavoro di Scorsese come regista risale ai tempi del liceo, un cortometraggio intitolato Vesuvius VI del 1959. Un lavoro più impressionante è sicuramente The Big Shave (La grande rasatura) del 1967, in cui il ragazzo, protagonista del corto, si fa la barba insanguinandosi a causa dei tagli, e incidendosi fino a recidersi la gola. La scritta conclusiva “Viet ‘67” lascia aperta la possibilità ad un’interpretazione del lavoro come critica alla guerra contro il Vietnam in corso all’epoca.
Negli anni settanta Scorsese decide di cimentarsi con un nuovo genere cinematografico, lavorando come assistente regista al documentarista Michael Wadleign, che dirige Woodstock (1970). Grazie a questo lavoro ha potuto conoscere grandi esponenti del mondo musicale di allora come Jimi Hendrix, The Rolling Stone, Bob Dylan, Elvis Presley e David Bowie.
Dopo questa esperienza fu lui stesso a dirigere documentari come Dal Mali al Missisipi e The Blues (2002 e 2003), No direction home: Bob Dylan (2005), Shine Light dedicato ai Rolling Stones (2008), Un secolo di cinema – Viaggio nel cinema americano di Martin Scorsese (1995) e Scene di strada 1970 (1970), sulla guerra in Vietnam.
Nei suoi documentari Scorsese spazia dalla musica (dal blues al country al rock), alla guerra, fino al cinema stesso.
Il regista entra a far parte della storia cinematografica nel 1973 grazie al film Mean Streets- Domenica in chiesa, lunedì all’inferno con cui vinse la Palma d’Oro a Cannes. Ma il grande successo cinematografico arriva con Taxi Driver!
Taxi Driver arriva in sala nel 1976, è un film drammatico bastato sul romanzo omonimo di Richard Elman (scritto in soli dieci giorni e bastato sulle sue vicissitudini personali).
Il protagonista, Travis Bickle (Robert De Niro), è un reduce del Vietnam che vive a New York. Trevis soffre d’insonnia e sfrutta questo suo problema per farsi assumere come tassista per i turni di notte. Girovagando solitario per le strade newyorkesi nota la bellissima bionda Beatsy, che lavora nel centro di campagna elettorale del senatore Palantine. Travis s’invaghisce e le chiede di uscire, lei accetta solo dopo una serie di inviti e i due iniziano a frequentarsi.
Purtroppo, dopo un’offensiva gaffe da parte di Travis, le cose iniziano ad andare male tanto che i due arrivano alla rottura. Non si vedranno più. Il protagonista, affranto, cerca conforto confidandosi con uno dei suo colleghi soprannominato “Mago”, ma è tutto inutile.
Definitivamente disilluso dal mondo e dalla società Travis si chiude in se stesso, entrando a poco a poco nel claustrofobico baratro della solitudine. Finché addirittura matura l’idea di uccidere il senatore Palatine e arriva ad acquistare delle pistole per farlo. Fortunatamente, non porterà a termine il piano, sia perché il suo vero scopo era quello di rivedere Beatsy, sia perché la guardia del corpo del senatore lo nota mettendolo in fuga.
Travis decide a questo punto di rimettersi alla ricerca di Iris, la prostituta tredicenne conosciuta tempo prima mentre tentava di fuggire dal suo protettore con una fuga in taxi. Dopo averla ritrovata, il tassista compie una strage, uccidendo tutti i membri della banda che la circonda. Ferito durante lo scontro a fuoco Travis finisce in ospedale. Una volta uscito, viene visto come un’ eroe dai colleghi e da Iris che decide di seguire i suoi consigli. Anche Beatsy cambia atteggiamento nei suoi confronti e decide di riavvicinarsi a lui.
L’ultima immagine è quella di Travis che sale a bordo della sua macchina e percorre da solo l’intera città affollata e mutevole.
Taxi Driver è un film che racconta in modo straordinario come la solitudine s’incarni con la giungla urbana, la stessa che permette al protagonista di trovare la libertà di ritornare alle origini. Il protagonista percorrerà delle strade tortuose che nessun individuo normale esplorerebbe. Queste esperienze lo porteranno ad avere degli eccessi di violenza e disturbi psichici, nonostante questi esiti “anormali” a poco a poco Travis trova il suo equilibrio.
Lo spettatore riesce a percepire tutto ciò grazie ai ritmi coinvolgenti, alle atmosfere jazz tipiche di New York e alle inquadrature di luci un po’ offuscate, vedendo le cose ]attraverso un parabrezza bagnato dalla pioggia.
Scorsese è forse uno dei pochi registi che sa rappresentare, tramite delle vie poco convenzionali, realtà difficili, esistenze solitarie e laceranti. Con i suoi film riesce a dar voce a quella parte di sogno americano che non si realizza, senza mai cadere nello scontato e nel patetico.
Note:
– IL FILM E’ DEDICATO ALLA MEMORIA DI BERNARD HERMANN.
– PALMA D’ORO AL 29° FESTIVAL DI CANNES (1976).
– PREMIO DELLA BRITISH ACADEMY OF FILM AND TELEVISION ARTS PER LA MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA (JODIE FOSTER).
– DAVID DI DONATELLO 1977 PREMIO SPECIALE A JODIE FOSTER.
– NASTRO D’ARGENTO 1977 COME MIGLIOR FILM STRANIERO.
– PRESENTATO AL 61. FESTIVAL DI BERLINO (2011) NELLA SEZIONE ‘BERLINALE SPECIAL’.