Sempre all’insegna della qualità e dell’eccellenza, con un occhio di riguardo a giovani talenti e freschi e talentuosi ‘ensemble’ si confermava il “Settembre dell’Accademia” , serie di concerti svoltisi nel Teatro Filarmonico di Verona e giunto quest’anno alla sua XXIV edizione.
Dell’interessante cartellone la mia scelta è caduta su quattro Orchestre, diverse per peculiarità ed espressione .
La Baltic Sea Youth Philharmonic Orchestra (15/09) diretta dal pirotecnico Maestro Kristjan Jarvi , travolgeva il pubblico con un programma che combinava, con efficace strategia, le possenti sonorità ed i ricchi cromatismi di Rimskij-Korsakov (“Capriccio spagnolo Op.34”) con l’introduzione di uno strumento poco noto come la marimba (“Ardor” concerto per marimba ed orchestra di Erkki–Sven Tuur) avvalendosi di un virtuoso dello strumento quale Heigo Rosin che mostrava quanto l’ espressione corporea possa diventare tutt’uno con lo strumento, contribuendo a potenziarne la comunicazione trasformandola in un’esperienza meta teatrale in cui tecnica e gesto, interagendo, suonano la medesima armonia.
La Sinfonia n.3 in Do maggiore di Sibelius siglava poi un concerto in cui veniva alla ribalta un nuovo modo di intendere la compagine orchestrale nella quale tutti i giovani suonatori contribuiscono al risultato finale e dove non si apprezza tanto la precisione di un fraseggio sofisticato quanto uno spirito energico ed entusiasta che coinvolge e travolge la platea con immediata sicurezza.
Completamente diversa, ma non di minor interesse e valore, la serata dedicata alla PKF – Prague Philharmonia (18/09) diretta dal giovane, ma già affermato, direttore d’orchestra veronese Maestro Nicola Guerini.
Il suono della Filarmonica è soave e preciso e la direzione di Guerini si distingue per precisione tecnica mai disgiunta da una raffinata cesellatura nel fraseggio e da una precisa orchestrazione . Così l’interessante programma (Preludio al I Atto del wagneriano “Lohengrin”, la poco nota Fantasia sinfonica in Mi minore “ Francesca da Rimini” di Ciaikovkij e la stupenda Sinfonia n.8 in Sol maggiore Op.88 di Dvorák) si dipana senza scosse, guidato da un gesto sicuro e raffinato che guida solidamente il prestigioso ‘ensemble’, stemperando l’esuberante impatto emozionale attraverso una sapiente e molto sensibile lettura.
Con l‘Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia (21/09) , la direzione del Maestro Juraj Valcuha e la pianista Lise de la Salle emozione e tecnica si combinano in un’elaborata tavolozza in cui dominano cromatismi e levità.
Lise de la Salle impone al Concerto per pianoforte n.3 in Do minore Op.37 di Beethoven una fiamma interpretativa che la tecnica non insterilisce ma anzi potenzia, donandovi una grazia e maestà veramente romantiche, mentre la Sinfonia n.1 In re maggiore “Titano” di Mahler trova nella direzione di Valcuha il gesto, l’orchestrazione e le sonorità più consone a trasmettere questo tripudio di esplosione armonica e timbrica che, prendendoci per mano, ci guida alla scoperta (e Mahler è sempre sconcertante in questo) del nostro più insondabile e profondo ‘io’.
La Filarmonica del Regio di Torino (05/10) guidata dal Maestro Gianandrea Noseda, pur regalando una serata ricca di emozioni, sembrava completamente a suo agio più con la fantastica ed onirica “Shéhérazade Op. 35” di Rimski-Korsakov piuttosto che con il Concerto per pianoforte e orchestra n.2 in Do minore Op.18 di Rachmaninov dove la pur raffinata maestria del pianista Simon Trpceski, concentrato ad esprimere il versante più lirico e noto della partitura, non riusciva a trasmetterne l’impalpabile alone, offrendo così un’interpretazione di grande spessore tecnico, ma di non ugual afflato emotivo.
Sala gremita per tutti i concerti e pubblico entusiasta per una tradizione che, da anni ormai, è l’unica a regalare effettiva eccellenza artistica ad una città che ne meriterebbe in esubero .
SILVIA CAMPANA