INTERVISTA A MORENO UGO

 

Le tue radici biografiche e artistiche sono legate alla città di Venezia. Quali sono i princìpi ispiratori artistici che trai da questa città e che segnano il tuo percorso?

Direi la fascinazione per la sovrapposizione della stratificazione del tempo sulle superfici che in Venezia era evidente nei muri antichi. Se vuoi un aneddoto quando vivevo a Dolo c’erano Ville venete ancora abbandonate e mi piaceva entrare e guardare questi affreschi abbandonati. La mia pittura ha preso spunto da lì e spesso rappresenta sovrapposizioni che in apparenza sembrano non avere collegamento tra loro ma nell’insieme formano qualcosa di nuovo.

E’ una sorta di parallelo della stratificazione della coscienza nella mente umana. Questo metodo pittorico di esplorazione mi permette di scoprire memorie e conoscenze accumulate profonde non consapevoli nello stato di veglia normale.

Qual è la successiva evoluzione e ci sono dei momenti particolari o dei periodi che caratterizzano la tua produzione pittorica?

Il primo che ricordo fu l’incontro con il prof. Vedova, all’Accademia delle Belle Arti di Venezia e che rappresentò per me l’incontro con la gestualità dell’espressionismo astratto. Un altro momento importante fu l’incontro in occasione dell’ apertura della mia galleria/studio a Malcesine con il pittore Ottavio Giacomazzi , in contatto con importanti Gallerie tedesche e con l’artista Hanninger , la cui pittura veniva realizzata con la sovrapposizione di molti strati di carta di riso, sui quali interveniva anche lacerando, strappando parti. Altra tappa importante è stata il contatto con l’Argentina, cultura nella quale è preponderante la figurazione, in particolare la figura umana, come quella di Carlos Alonso.

Come è stato il tuo impatto con la terra Argentina, quali le difficoltà e quanta la differenza culturale tra la realtà italiana e quella argentina?

Certamente la terra argentina ha contribuito ad un grande cambiamento della mia vita professionale ed artistica. E’ un nuovo mondo in cui mi sono dovuto reinventare le modalità di studio anche in considerazione di una struttura istituzionale molto più flessibile di quella europea.

Questo mi ha permesso di intraprendere studi artistici dopo tanti anni e darmi anche una visione differente del fare arte. Il risultato di questo percorso mi permetterà di fare una mostra nel prossimo mese di marzo nel Museo di Arte Genaro Perez della città di Cordoba, che sarà costituita da installazioni sempre partendo da questo tema della stratificazione dei muri della città di Cordoba.

Sicuramente ci sono difficoltà maggiori per un artista dovute al volume minore della circolazione di opere nel mercato dell’arte, peraltro caratterizzato da un movimento intellettuale molto vivo.

A questo proposito so che in questo periodo ti stai dedicando anche ad esplorazioni urbane con scatti fotografici particolari. Perchè questo interesse e cosa ti interessa fotografare?

E’ un progetto legato all’interesse di una sorta di antropologia urbana. E’ anche il camminare nella città senza uno scopo predefinito che mi permette di osservare la città con uno sguardo nuovo nei suoi dettagli e particolari , modalità che si avvicina molto a quella artistica, oltre ad un interesse per l’architettura e alla trasformazione del tessuto urbano, per una sorta di documentazione connessa al concetto di memoria di cui parlavamo prima.

Ci sono particolari personalità in ambito artistico che hanno contribuito in modo determinante al tuo processo evolutivo sia in ambito filosofico intellettuale che più strettamente pittorico?

Legato a questo ultimo progetto mi interessa molto la opera di Kiefer, soprattutto per le riflessioni filosofiche sul concetto di memoria e sul suo recupero sia storico che individuale, proiettato verso i futuri possibili.

Quali sono i tuoi futuri progetti?

Il mio desiderio è quello di riallacciare i rapporti con l’Italia e per questa ragione alcune mie opere saranno esposte in Toscana sia in spazi pubblici che privati. Sto anche verificando altre possibilità in altre città italiane.

Come vedi il futuro dell’arte?

Per me l’arte è un percorso strettamente personale che è più da considerarsi una ricerca interiore volta ad una trasformazione anche sociale. Credo che nel mondo dell’arte ci sia la necessità di tornare ad un’arte di contenuti legati a valori etici.

Emanuela Dal Pozzo

condividi questo articolo:
SOCIALICON