Se siete seduti in un bar con un amico che non vedete da tempo e vi state raccontando gran parte di ciò che ha coinvolto entrambi fino a poco prima di quell’incontro, state accorti, vigilate perché accanto a voi, nel tavolo vicino o sullo sgabello poco distante potrebbe esserci un ladro di storie, un professionista nel carpire storie perdute, le vostre, anonime, piccole, senza riverbero nel mondo e per questo perse.
“ Le storie finiscono dove sono iniziate “ , sostiene Antonio Maria Fonte.
C’è da chiedersi dove sia l’inizio di questo primo romanzo “ Il ladro di nebbia” della giovanissima autrice napoletana, Lavinia Petti, Edizioni Longanesi, 2015.
Ambientato nei Quartieri Spagnoli di una Napoli alla fine degli anni ’90, inizio 2000, il protagonista, il famoso scrittore Antonio Maria Fonte, ritrova una lettera di quindici anni prima, di cui non ricorda assolutamente nulla. Le parole in quelle righe le riscopre come proprie, ma il contenuto di ciò che legge gli è completamente estraneo..una donna della Notte dei Cristalli, un assassinio che lui stesso avrebbe commesso?
“Una storia può trasmutare le persone e creare un mondo lì dove prima c’era il nulla”.
Per risolvere quello strano mistero, Antonio inizia un viaggio, con una sorta di strano congegno temporale, nel Regno delle Cose Perse, Tirnaìl, dove ognuno può ritrovare ciò che gli è stato portato via o che ha perso, dimenticato, ma solo rispettandone le regole ed il tempo concesso. Una trama ricca di fantasia ed immaginazione, che conduce il lettore in luoghi surreali, illusori e lo rendono partecipe della disperata ricerca del protagonista.
Cosa si è mai disposti a perdere o a dimenticare pur di essere felici o di vedere felici chi si ama?..Si è sicuri di sapere che la “ felicità ha un prezzo molto alto, vale a dire accettare di perderla”?. Chi è in grado di sostenere questo prezzo?. Ecco che Tirnaìl diviene il luogo che muta con l’arrivo di una nuova persona, del suo passato, della sua storia ed essendo una città viva, concede solo poche occasioni per recuperare in tempo ciò che si cerca: un pittore può esservi giunto per ritrovare l’ispirazione, un marinaio per ricordare il profumo del mare, una madre per vivere il sogno mai realizzato: “ La cosa più brutta che può accaderti. Perdere una cosa prima ancora di averla avuta…Riesci ad immaginarlo?”. Inoltre non vi sono molte possibilità: “se…perdi…due volte una cosa…sarà persa…per sempre.” e se il tuo tempo scade senza che tu abbia recuperato ciò che cercavi, avrai perso te stesso e la storia della tua vita, divenendo cittadino di Tirnaìl, in eterno. Cosa libera l’animo di un uomo dal rischio di rimanere intrappolato per sempre nell’aridità di una vita vuota? “L’età di un uomo non si conta con los anos, ma con i sogni che gli rimangono da realizar. Solo chi ne ha resta vivo, senor” risponde Santiago ad Antonio ed il Signor Affarimiei recupera la caparbietà, la tenacia ed il coraggio di affrontare le prove che lo mettono dinnanzi al proprio passato, riscoprendolo, arrivando persino ad amarlo e proteggerlo.
E’ un romanzo che porta a molte riflessioni e speranze.
Ti conduce con un linguaggio fresco e leggero in un mondo fantastico, ma non troppo irreale, se lo si comprende, dove ipoteticamente, tutto ciò che non si ritrova o che si è perso, persino un amore o un caro parente, la memoria, esiste e continua ad esistere, lo si può raggiungere, recuperare, riportare in vita, quasi. Vanesia, Mnemosia, il Regno del Tempo Perduto, un treno sul quale vi si può salire solo afferrandolo al volo..rappresentano le sfumature di ogni scelta compiuta nel nostro quotidiano.
Credo sia questo il successo del romanzo: la storia della vita di un uomo, di ciascun individuo, può essere completamente riscritta nel momento in cui si arriva a riscoprire se stessi, a credere in ciò che si ama spazzando via il fumo delle illusioni e a scegliere, persino, con coraggio, di perdere ciò che si ha più caro per la felicità della persona amata. “ La osserva e pensa di amarla. Non come si ama una cosa bella, un giorno soltanto, ma come si amano le cose importanti, in eterno. “.
Barbara Berton