In un articolo pubblicato da Alexandra Alter il 30 gennaio 2015 in “The New York Times“,
Paula Hawkins, che vive in una piccola casa vittoriana con un ex fidanzato a sud di Londra e che definisce la sua vita “ veramente noiosa”, giornalista e autrice de “La ragazza del treno“- Edizioni Piemme 2015 , racconta come sia avvenuto il passaggio dalla stesura di commedie romantiche –“Non sono romantica e non amo il Natale“ -alla realizzazione di un thriller psicologico che, ad appena cinque mesi dall’uscita, raggiunge solo in America due milioni di copie.
”…Mi sentivo sola nella mia disgrazia. Ho iniziato a bere un po’, poi di più...”: questa la prima radiografia di Rachel, giovane disoccupata con un grande problema con l’alcool, che vive da un’amica dopo aver divorziato. Ogni mattino prende lo stesso treno, alla solita ora ed ogni sera rientra, alla stessa ora, solito treno. Siede al finestrino e quel che un giorno vede nel giardino di una casa che si affaccia ai binari, determinerà un cambiamento radicale nella sua vita . E’ così che si sveleranno anche i retroscena più nascosti del suo passato, con un incredibile risvolto finale.
La penna di Paula Hawkins affronta, nel viaggio pendolare di Rachel, alcuni fra i temi più importanti: “la violenza domestica, l’abuso di droghe e alcool” e tutte le varie conseguenze fisico-psicologiche che ne derivano. Lo fa utilizzando la struttura di un diario o meglio di tre diari. Tre donne, Rachel, Megan e Anna vivono gli stessi frammenti di tempo, senza sapere di essere legate ad uno stesso filo, senza accorgersi che, volenti o meno, stanno viaggiando sullo stesso treno, sebbene solo Rachel lo faccia anche quotidianamente. Ad ognuna di loro è riservata una stazione di arrivo ben diversa, ma tutte e tre vivranno e scopriranno un’atroce verità comune.
Il linguaggio utilizzato non è importante, come non lo è la trama in se stessa.
Il vero punto di forza di questo romanzo è la partecipazione che coinvolge il lettore nella vita quotidiana di Rachel e nei suoi vuoti di memoria, nella possibilità che questa giovane donna possa riscattare se stessa e la sua dignità, recuperando ciò che veramente ha perduto: il controllo.
Dichiarazioni come “..il fallimento si è abbattuto su di me come una cappa soffocante mi ha travolto, privandomi di ogni speranza. “ e ”...a nessuno piace frequentare un’ ubriacona.” indicano la consapevolezza del proprio stato da parte della protagonista e preparano il lettore all’inevitabile rifiuto dell’amica nell’offrirle alloggio, fino al punto di volerla fuori di casa e all’incredulità della polizia quando riveste il ruolo di ipotetica testimone.
“ Non c’è sofferenza più grande né tormento più atroce del non sapere: è come una tortura senza fine.” afferma ancora la protagonista, perché quel che la memoria non ricorda può essere sostituito da un’illusoria realtà, da una costruzione mentale che annulla definitivamente il contatto reale con un avvenimento.
L’abisso della dipendenza contrapposto al desiderio di riscatto per raggiungere la verità rendono il romanzo “un capolavoro di suspence”, come lo definisce Stephen King su Twitter.
Il successo mondiale di questo libro ha contagiato anche la Dreamworks: il film sarà nelle sale americane il 7 ottobre 2016, con protagonista Emily Blunt (Il diavolo veste Prada), Rebecca Ferguson (Mission Impossible), Luke Evans (Lo Hobbit – Fast & Furious 6) ed Edgar Ramirez (Zero Dark Thirty).
Barbara Berton