Dopo tre anni di chiusura totale e una spesa di 5 milioni di euro (ripartiti tra Regione, Fondazione Cariverona e Comune) ritorna alla fruizione di studiosi e turisti, il veronese Museo archeologico al Teatro Romano, ampliato di 350 i metri quadrati (recuperati dalla riqualificazione dell’ex convento dei Gesuati, sede del museo archeologico da circa un secolo) e totalmente rinnovato secondo standard internazionali di eleganza e funzionalità, pur nel solco di criteri espositivi tradizionali. Per festeggiare l’evento, gradita l’iniziativa di contenere per tutti, fino alla fine del mese di giugno, il costo del biglietto di ingresso alla simbolica cifra di 1 euro, inclusa la visita alla mostra temporanea attualmente dedicata a “L’Egitto a Verona”.
600 i manufatti esposti, preromai e romani, di grande valore scientifico per lo studio dei culti antichi e per la conoscenza della vita quotidiana nella “domus” (tra gli arredi, il Museo possiede una raccolta di bronzi fra le maggiori dell’Italia settentrionale) provenienti dal territorio o acquisiti da collezioni private (particolarmente interessante, tra queste, il segmento riservato alla scultura, con pezzi raccolti da eminenti personaggi veronesi, quali i Giusti, Jacopo Muselli, Gaetano Pinali, testimonianti il gusto di un’epoca per l’antico, oltre che l’amore per Verona da parte di suoi figli appassionati) comprensivi di mosaici in bianco e nero e policromi, lapidi funerarie, are, elementi architettonici vari. Tutto ben valorizzato da una impaginazione sobria ma di gran gusto, in contesti luminosi, all’aperto e al chiuso, privilegianti all’occorrenza basi e fondali chiari e, nella grafica, puntuale e di sostanza, il colore rosso come i coppi dei tetti, contribuendo anche con ciò non poco all’attrattiva del sito museale. Ma, al di là dei contenuti, ciò che fa del veronese Museo archeologico al Teatro Romano un complesso di rara peculiarità è la sua struttura, conglobata sul fianco del colle di San Pietro alla realtà architettonica antica – Teatro Romano e quattrocentesco Convento dei Gesuati – con una vista mozzafiato dall’alto sul sito romano e la città attraversata dal fiume, creando uno stretto dialogo tra reperti esposti e l’intero contesto.
Diversi i percorsi suggeriti, con testimonianze di epoca prevalentemente romana, quando Verona era considerata una grande città, privilegiando, su tre piani espositivi raggiungibili con un ascensore o percorrendo una scalinata molto panoramica, tematiche specifiche, in rapporto con la collocazione degli spazi espositivi e l’elemento paesaggistico.
In concomitanza con la riapertura e il riassetto del Museo, Cierre Edizioni ha pubblicato un agile e prezioso volume su “Il Teatro romano di Verona”, opera di Margherita Bolla, curatrice del Museo dal 1994, con all’attivo sedici mostre allestite fra il 1997 e il 2013.
Franca Barbuggiani