“Enter Lady Macbeth”, secondo spettacolo presentato dall’Estate Teatrale Veronese per la sezione danza in Corte Mercato Vecchio, prosegue l’indagine sulla condizione e la natura umana che caratterizza la ricerca della Compagnia di Simona Bucci, creata nel 2002 dalla danzatrice e coreografa di formazione newyorkese e già assistente di Carolyn Carlson.
Il lavoro, una coproduzione di Festival Danza Estate-Festival Orizzonti di Chiusi, coreografia e concezione scenica di Simona Bucci, si focalizza, nello specifico, sul tema del potere e del suo esercizio. Prendendo spunto dal celebre personaggio shakespeariano, ne fa l’inquietante protagonista di una danza tragica che, sulle memorie di una vicenda sospesa tra storia e magia, realtà e visioni fantasmatiche, si addentra nei meandri di psicologia e inconscio, dai quali emerge con forza anche la irrefrenabile pulsione di esibire con ostentato protagonismo una femminea corporeità, esplorata senza remore né veli, più che nella bellezza o nella possanza, nelle sue funzionalità e quale veicolo di stati d’animo.
Non si narrano i fatti, ma i fatti riaffiorano come tracce lasciate nella psiche di Lady Macbeth. Nella psiche complessa e plurima, contorta e contraddittoria, di una donna motrice della storia, non succube vittima di essa o dell’altrui volere. Le streghe infernali, i delitti architettati, la follia, gli incubi del sangue mai mondato, le paure, le debolezze, la maternità negata… E, con essi, le pulsioni più profonde e ancestrali, istinti primitivi e tribali. Non è soltanto Lady Macbeth che si palesa, ma è tutto il grande inconscio umano che viene a galla. Senza orpelli. Come la nuda scena e come i corpi nudi delle bravissime danzatrici; con l’unico decoro dei fluenti capelli, archetipo di sessualità, essi pure parte integrante della danza. Le interpreti — Eleonora Chiocchini, Sara Orselli, Françoise Parlanti, Maru Rivas, Frida Vannini, tutte bravissime – sono cinque. Numero dispari, a sottolineare disarmonie e dissonanze dell’animo, irrisolte e, forse, irrisolvibili.
A creare la particolare atmosfera ansiogena, onirica e orgiastica, contribuiscono non poco le luci di Gabriele Termine e le musiche originali di Paki Zennaro.
Franca Barbuggiani