ROMEO E GIULIETTA AL TEATRO ROMANO CHIUDE LA 68MA ESTATE TEATRALE VERONESE

genève4_lightChiusura alla grande, al Teatro Romano, della 68ma Estate Teatrale Veronese, protagonista il Ballet du Grand Théâtre de Genève nelle date del 19 e 20 agosto 2016.

La compagnia, che fin dalla sua fondazione, nel 1962, si prefigge l’esplorazione del variegato universo espressivo della danza del XX secolo, nel quarto centenario della morte di William Shakespeare, complice la coreografa Joëlle Bouvier, esponente di prestigio della danza francese e rappresentante di spicco della Nouvelle Dance (movimento di ricerca nato nei fecondi e innovativi anni ’70-80) ha proposto un compendio astratto e stilizzato della storia di Romeo e Giulietta, sulla celeberrima – quasi istituzionalizzata – versione musicale di Sergej Prokof’ev.

Pressoché abbandonati i canoni storico-narrativi, l’amore dei due giovani assurge a emblema dell’amore stesso, come pure si fa icona universale il contesto di conflitto e violenza che, tra gli uomini, mai non resta e che dell’amore, della pace e dell’armonia è nemico acerrimo. Con Romeo e Giuletta, si evidenziano Tebaldo e Mercuzio, essi pure emblemi più che personaggi. Assenti gli altri singoli protagonisti della storia. In tale ottica, tutto l’apparato visuale, a partire dai costumi di Philippe Combeau, si rifà a moderni stilemi senza tempo. genève3_light

Lo spettacolo è caratterizzato da un clima plumbeo (le luci di Rémi Nicolas sono basse, squarciate da radenti lame di chiaro) con un inizio che — parole bisbigliate del prologo e ingresso in scena di Romeo e Giulietta a mo’ di zombi, trasportati morti dalle rispettive fazioni — unisce suggestioni di teatro danza e cinematografia horror. Poi l’atmosfera in parte si alleggerisce, facendo rivivere i momenti clou dell’idillio tra i due giovani: dall’innamoramento fresco e adolescenziale di Giulietta, alla caparbia, e un po’ frivola, impulsività di Romeo; agli splendidi passi a due: teneri, come al fuggevole primo incontro e ai piedi del balcone; di nuda carnalità, sensuale e casta, del primo e unico amplesso. Perfetta Sara Shigenari, volitiva, dolce e volante; impeccabile Nahuel Vega, partner che alla puntualità della presa abbina belle qualità espressive.

La scena di Rémi Nicolas e Jacqueline Bosson – una sorta di bastione semiellittico contro lo sfondo nero, quasi invalicabile, digradante su un lato – segna l’angusta limitazione spaziale, entro la quale si agita un’umanità intollerante e irrequieta, costretta a convivere, suo malgrado, in claustrofobica promiscuità. Un malessere che si manifesta persino nel sordo disagio del ballo in casa Capuleti, dove le coppie si avvinghiano e si scontrano nella danza come in un guerresco corpo a corpo. Ed ecco le risse e i duelli, culminanti nel fatale confronto tra Tebaldo, essenza pura della violenza e dell’arroganza, impersonato dal bravissimo e atletico Nathanaël Marie, e Mercuzio, irridente più che aggressivo con le armi, e quindi soccombente. Veste i suoi panni il valido Geoffrey Van Dick. Il tutto sotto la pesante cappa sonora, dagli echi letali, dell’incomparabile musica di Prokof’ev, enfatizzata dai “concreti” rumori naturali di vento e tuoni.

genève1_lightLo stile coreografico privilegia gesti duri e scattosi, intrecci acrobatici e lanci spericolati, operando un amalgama perfetto con suggestioni d’Oriente, etniche e circensi, e con l’uso di oggetti caricati di valore simbolico. Spettacolare quello del velo bianco (dell’amore e degli sponsali), cui fa da pendant quello nero, della morte; oltre che del bastone, in senso delimitante e limitativo. Non mancano, inoltre, echi psicanalitici nelle paure di Giulietta prima di bere la fatidica pozione.

Pubblico entusiasta, ma che meritava di essere più numeroso.

Franca Barbuggiani

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