QUALE CULTURA?

Esiste una cultura “finta”, di superficie, che abbraccia tutte le arti e tutti i luoghi, formali e informali, istituzionali e no, che come brezza leggera si pone e si sovrappone all’esistente.

Non si può dire che non ci arricchisca dell’altrui esperienza, spesso personale e chiusa in un mondo egotico, ma di certo che incisività ha in un momento in cui ovunque ci giriamo siamo attorniati da attentati e bombe umane, sterminii a tappeto, esodi mortiferi nell’indifferenza generale, distruzioni di luoghi di storia e di arte, che giorno dopo giorno sgretolano in modo sempre più evidente la nostra umanità?

Abbiamo ormai anche oltrepassato la soglia del “ guardo con stupore/sgomento ma non ci posso fare niente” e siamo nel momento in cui “guardo con indifferenza perchè è sempre la stessa storia. Non mi stupisce più, che noia! Almeno potrebbero parlare di cose più divertenti o di cose che mi interessano/riguardano di più.”

Allora arriva la “cultura” del che bravo che sei/ che bravo che sono, a scrivere, a recitare, a dipingere, a fotografare, a danzare. Sono così bravo che chiudo il mondo là fuori e mi occupo di emergere nel mio piccolo palco/teatro, nella mia piccola casa editrice a pagamento ( tutto costa oggi e non vorremmo certo rinunciare al nostro momento di gloria per un po’ di vile denaro), del numero dei like su facebook, perchè è così che il mondo gira oggi, di promuovermi con tutti i mezzi, leciti e non leciti ( anche se sono un giornalista meglio aprire un blog e giocare lì la mia carta di credibilità: chi legge non nota la differenza e non sa che in un blog posso giocare senza regole e trasgredire le più normali regole deontologiche come quella del conflitto di interesse).

Così la gara al più “furbo” è aperta.

Chi può negare poi che non si parli di cultura quando si promuove un qualsiasi evento, dalla linea dell’ultimo gioiello, alla gara di cucina? Chi può negare che non sia cultura uno spettacolo mediocre? La cultura è un contenitore così vasto capace di comprendere tutto.

Peccato che oggi, in un momento così difficile, la parola “cultura” sembra avere perso il contatto con la realtà più scomoda, quella che ci dovrebbe stare più a cuore, quella che riguarda il nostro presente e il nostro futuro, che riguarda l’evoluzione della specie e della sua intelligenza, quella che si ( e ci) interroga sul cosa e dove ci porterà questo stato di apatia così diffuso, questo atteggiamento rinunciatario travestito da falso perbenismo, questo narcisismo nichilista.

Noi non ci stiamo.

Non faremo parte di quella schiera di critici o intellettuali più preoccupati di ricavarsi un “posticino”, un “nome”, “una nicchia”, “la propria piccola gloria”, che di esercitare la propria funzione con quella onestà intellettuale che mai dovrebbe mancare.

Di certo i nostri pareri critici in relazione alle opere letterarie, liriche, teatrali e artistiche in genere sono pareri opinabili ma intellettualmente onesti ,perchè svincolati da qualsiasi interesse commerciale ( traiettorie.org , giornale indipendente e autofinanziato, a differenza di altre testate simili rifiuta qualsiasi contributo economico a qualsiasi titolo e in qualsiasi modalità da festival, spettacoli, compagnie teatrali, poi materia di recensione, a garanzia di un giudizio libero, fatta salva l’ospitalità che talvolta ci propongono i festival).

Di certo daremo spazio sempre maggiore a quei progetti culturali che dimostrano serietà nell’affrontare la realtà di oggi, tanto lontano dai “gossip” furbi di facile presa, giocati sul filo del lecito, quanto da tante altre operazioni commerciali di veste innovativa che di nuovo hanno solo il “fumo per gli occhi”, rifuggendo da tutte quelle operazioni di evidente narcisismo individuale o che hanno come principale obiettivo quello di emergere, lontani da quella sensibilità, tipica degli artisti, che non può non venire scossa dalle atrocità del presente.

Emanuela Dal Pozzo

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