“ATTI DI GUERRA” AL TEATRO LABORATORIO DI VERONA. RECENSIONE.

Atti di guerra-2In scena all’ex arsenale asburgico di Verona, sede del Teatro Scientifico, sabato 14 gennaio “Atti di guerra”, spettacolo teatrale inserito nella Stagione 2016, allestimento che con occhio disincantato fotografa due momenti emblematici della nostra realtà: il rapporto socialmente consentito con una prostituta donna/oggetto e quello di sopraffazione di una “banda” ai danni di vittime casuali.

“Lo spettacolo” cita la locandina “indaga le guerre contemporanee nascoste e invisibili che la nostra società non vede o non riconosce, moderna schiavitù, violenza gratuita e social-bullismo, il corpo della donna come territorio di conquista”

Riconosciamo allo spettacolo, scritto da Giulia Tollis e ideato e diretto da Riccardo Mallus, il merito di avere scelto con buon gusto di mediare con altre formule comunicative le scene di violenza e di sesso contenute.

Pur interpretato con aderenza al personaggio da Letizia Bravi, Marco De Francesca, Francesco Martucci e Federico Meccoli, l’allestimento rimane però a mio parere carente sul piano drammaturgico, mantenendosi su un piano superficiale e sterile, incapace di entrare realmente nel cuore del problema, non cogliendolo nella sua evoluzione da un lato e senza nulla aggiungere o togliere a quanto già è conoscenza comune.

Sarebbe cioè stato più interessante se l’azione di denuncia esplicita delle due scene rappresentate fossero state supportate da una qualche analisi/ suggestione in chiave sociale o evolutiva per non correre il rischio di diventare un semplice rispecchiamento della realtà o peggio uno spot ( sempre se si condivide la considerazione di un teatro quale interpretazione del reale piuttosto che  reality, strumento di indagine della realtà piuttosto che sua semplice rappresentazione).

Queste carenze, che dal mio punto di vista sono spesso trasversali alle nuove produzioni, sembrano in realtà essere lo specchio della comunicazione oggi , soprattutto nel mondo giovanile, considerata efficace quanto più diretta e che non dà adito ad interpretazioni, rimandi, evocazioni o contaminazioni, rinunciando cioè a tutta quella complessità del linguaggio teatrale che mette in comunicazione la mente e i diversi canali sensoriali di chi il teatro lo agisce e di chi lo guarda.

Scambiando l’efficacia con la semplificazione del messaggio, cioè assenza di contestualizzazione/ complessità, il risultato è un linguaggio impoverito nella propria espressività, messaggio ripetitivo e martellante, con andamento unidirezionale da attore a spettatore, a prescindere dalla bontà dell’intento come in questo caso.

Lo spettacolo, produzione Guinea Pigs in collaborazione con Emila Romagna Teatro Fondazione e Teatro Arena del Sole Bologna con il sostegno di Armunia, è stato premiato dalla Giuria Giornalisti: Premio Nazionale Giovani Realtà del Teatro 2015.

Emanuela Dal Pozzo

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