MACBETH? STUDY FOR WO.MEN AL TEATRO COMUNALE DI VICENZA. RECENSIONE

Immagine_promo_1In scena al Teatro Comunale di Vicenza giovedì 19 gennaio 2017, lo spettacolo ”Macbeth? Study for wo.men”: l’originale rilettura è nuova produzione di Fatebenesorelle Teatro, per la regia di Patricia Zanco e Daniela Mattiuzzi, con tre interpreti femminili a ricoprire anche ruoli maschili, come la stessa Patricia Zanco nel ruolo del protagonista Macbeth.

Nato sull’adattamento di Vitaliano Trevisan della tragedia shakespeariana, lo spettacolo viene attualizzato nella messa in scena, offrendo allo spettatore nuove chiavi di lettura, in uno sguardo a tratti sdoppiato “dal di dentro” e “dal di fuori” .

Una sfida evidente, tesa non solo ad indagare la figura maschile di Macbeth sia nel rapporto complice con Lady Macbeth, capace di legittimare le proprie insane aspirazioni di potere, sia nell’esternazione delle proprie insicurezze più umane che consone al proprio ruolo di re, ma anche l’opportunità di esplorare attorialmente quelle zone d’ombra maschili partendo da un corpo e da una sensibilità femminili. Questa secondo me è una delle caratteristiche più interessanti dell’allestimento, assolto dalla Zanco con sensibilità intelligente, che rinuncia all’aggressività scenica cui ci ha abituati in precedenti spettacoli per ammorbidirsi verso zone dell’io più sfumate, scavalcando lo stereotipo della “forza” maschile. Una donna che non si arma quindi per interpretare un ruolo maschile, ma che al contrario si denuda, mantenendo nell’assunzione del ruolo, peraltro più che convincente,  anche quel pudore tipico maschile di chi non è abituato a smascherarsi in pubblico.Immagine_promo_2

Più decisamente delineata la personalità di Lady Macbeth , interpretata da Beatrice Niero, che però non offre sorprese se non nel palesare determinazione e risoluzione nel momento del bisogno. Estremamente interessante la presenza di Francesca Botti, vincente per presenza scenica, catalizzante dentro e fuori dal palcoscenico, cui è drammaturgicamente richiesta l’interpretazione di più personaggi, in una sospensione tra realtà e profezia, passato e presente, con codici linguistici d’impatto e variegati e una notevole capacità interpretativa. A lei il compito di fare con escursioni ironiche da trade d’union all’interno dello spettacolo e di “scaldare” il rapporto con il pubblico, compito non facile quest’ultimo e il cui ruolo appare poco chiaro, a tratti direttamente sollecitato, a tratti ignorato. Probabilmente lo spettacolo, intimista e certamente pregnante in luoghi teatrali meno convenzionali, in questo spazio risente di qualche debolezza d’impatto che va ripensata.

Interessanti anche le immagini filmiche durante lo spettacolo di Corrado Ceron, capaci di catalizzare l’attenzione degli spettatori avvicinandoli ai primi piani e a dettagli importanti dei protagonisti: un viaggio all’interno dello spettacolo, uno sguardo privilegiato che coglie la trama delle storie emotivo sensoriali dei protagonisti, con un bianco e nero che ne esalta drammaticità ed epoca.

Uno spettacolo che testimonia un lavoro di analisi interessante, con alcune suggestioni ( anche musicali) che potrebbero essere ulteriormente approfondite e “scaldate” anche nell’intreccio comunicativo tra i diversi protagonisti.

Lo spettacolo è stato realizzato con il sostegno di Conversazioni 2016- 69° Ciclo di Spettatori Classici.

Emanuela Dal Pozzo

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