LA “CARMEN” DANZATA AL TEATRO ROMANO DI VERONA. RECENSIONE

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Una “Carmen” delle sorprese quella con cui l’Estate Teatrale Veronese, organizzata dal Settore Cultura dell’Amministrazione Comunale scaligera, ha inaugurato il segmento danza al Teatro Romano nelle date del 4 e del 5 agosto 2017. Una “Carmen” nuovissima, data in prima nazionale, che, nella recente edizione coreografata da Víctor Ullate, protagonista il Víctor Ullate Ballet-Comunidad de Madrid, si presenta quanto mai attualizzata nel soggetto, elaborato dallo stesso Ullate (fondatore nel 1988 della compagnia e suo direttore) con il condirettore artistico Eduardo Lao.

La vicenda resta, come voluta da Prosper Mérimé nel 1845, storia di passione, gelosia e morte. Ma, dismessi i panni gitani e ripudiata la manifattura tabacchi, ecco che Carmen diviene di giorno top model, di notte escort; di giorno protagonista di spicco del fatuo mondo del “sotto il vestito niente”, tutto lusso sfrenato e gossip, di notte dark protagonista di mille trasgressioni. Una Carmen duplice, una “bella di giorno”, insomma, alla Buñuel. Anche Escamillo si trasforma, e diventa un playboy che finirà ammazzato dal passionale Don José (cliente ed amante di Carmen-escort), mentre Mercedes e Frasquita, amiche di Carmen, diventano due spassosi, e un po’ caricaturali, trans. Forse anche un po’ troppo inflazionati, come presenza nell’economia generale dello spettacolo, se non, forse, per enfatizzare particolarmente l’intento trasgressivo dello stesso. A riportarci, comunque, a Mérimé e alla fine tragica di Carmen ci pensa la ricorrente presenza – quasi un filo conduttore tra i vari momenti della storia – di un inquietante personaggio dal nero mantello: il destino di morte al quale Carmen non potrà sottrarsi.

Altra sorpresa è constatare come questa nuova creazione di Ullate più che un balletto sia uno spettacolo. Uno spettacolo multimediale, a palcoscenico vuoto e proiezioni di grande effetto (di Paco Azzorín, che cura anche il disegno luci) con le quali i ballerini interagiscono in quadri coreografici di diversa atmosfera.

Anche lo stile, solidamente strutturato sulla più pura accademia, si declina con vari generi del moderno e contemporaneo, all’insegna di trasgressione, sensualità ed erotismo, stemperati nello humour, nella satira e nell’ironia; con ammiccamenti al bourlesque, cenni di lap-dance e sapori sado-maso. In un cocktail di grande godibilità.

Qualche sbavatura, peraltro, non manca, imputabile, ci è sembrato, soprattutto alla discontinuità narrativa e di atmosfera che, nel continuo passaggio da un piano all’altro dell’azione, rende la storia non sempre di limpida lettura. Nonostante il contributo di musiche diverse riferite alla duplice Carmen: quelle di Bizet e quelle originali di Pedro Navarrete, percussive, ossessive, talora inquietanti: sostanzialmente rivisitazioni e riorchestrazioni dalla “Carmen” storica, con l’inserimento di percussioni etniche e tamburi giapponesi, oltre che di temi popolari. Tutto registrato nell’esecuzione dell’Orquesta de la Comunidad de Madrid.

Così, pure, ci è sembrata un’occasione persa quella coreografia, enfaticamente gridata, che fa riferimento alla disperazione di Don José, un vigoroso ed espressivo Josué Ullate, meglio apprezzato per le eccellenti doti muscolari e interpretative nel passo a due con la dolcissima Micaela di Ksenia Abbazzova, trasformata per l’occasione nell’avvocato difensore di José, che tenta invano di salvare. Mentre l’enfasi in altri momenti non guasta, come in alcuni quadri di assieme, scatenati e coinvolgenti. E neppure qualche momento di mera giocosità, come il divertente quadro con le sedie o il piccolo cammeo (di per sé pleonastico nell’insieme) recitato dai due trans (Gianluca Battaglia e Mariano Cardano, en travesti). OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Humour e giocosità coinvolgono pure i sontuosi costumi di Anna Güell, in cui l’estetica futurista si ammanta di moderna atemporalità, si mescola con il punk, il glam, il fumetto, la fantascienza, con reminiscenze gladiatorie e dell’Età di Mezzo nella scelta di alcuni materiali impiegati; senza, ovviamente, rinunciare al dark quanto basta, all’occorrenza. Soprattutto per connotare la Carmen notturna, icona per eccellenza della femme fatale di tutti i tempi, oltre il tempo.

A Carmen dà vita una stupefacente Marlen Fuerte, poliedrica e imperiosa, sensuale e seducente. Dominatrice incontrastata, anche artisticamente, in una squadra, peraltro, di primissimo ordine in tutte le sue componenti; dove meritano una citazione pure José Becerra (Modisto), Cristian Olivieri (Escamillo), Dorian Acosta (la Morte). Ah, dimenticavamo, quasi, l’ennesima sorpresa. Carmen finisce sì ammazzata per mano di Don José, come da copione, ma non per pugnale: direttamente dalle sue nude mani, strangolata.

Pieno successo di pubblico.

Franca Barbuggiani

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