Non è Shakespeare, ma ruota intorno a Shakespeare. E al mondo teatrale londinese, dove Shakespeare era un giovane autore emergente alle prese con committenti, impresari, autori già affermati, attori, le compagnie e i teatri del tempo; tra debiti, bizze, successi, sconfitte, gelosie; senza dimenticare i rapporti con il potere sovrano e i suoi beceri tirapiedi, le sue leggi e i suoi controlli su testi, teatri e teatranti.
E’ “Shakespeare in Love”, versione per le scene di Lee Hall dalla sceneggiatura di Marc Norman e Tom Stoppard per l’omonimo film di Jhon Madden, vincitore di 7 Oscar, presentato in debutto nazionale (traduzione italiana di Edoardo Erba) quale quarto appuntamento (dal 25 al 28 luglio) nella sezione prosa al Teatro Romano dell’Estate Teatrale Veronese, organizzata dal Comune di Verona-Assessorato alla Cultura in collaborazione con Arteven e AGSM.
Prodotto da Alessandro Longobardi per Officine del Teatro Italiano in collaborazione con Viola Produzioni e con Estate Teatrale Veronese, è giunto al Teatro Romano, a tre anni dal successo di Londra, con la regia di Giampiero Solari (regista associato Bruno Fornasari).
L’idea guida è tipicamente shakespeariana: presentare il tutto come un gioco meta teatrale, nel quale la versatile componente attorale esibisce pregevoli capacità anche di canto e strumentali, nonché di sciolta fisicità nei movimenti coreutici (di Biagio Garavano) armonizzata in una ben oliata coralità dalla vivace cifra recitativa condita di ironia e di humour (peccato che alcune lungaggini del testo talvolta ne rallentino il ritmo).
In questa coralità, fresca, energetica e prevalentemente giovanile — nella quale si individuano personaggi che rimandano o riassumono in sé vari ruoli della creatività shakespeariana, e non soltanto i prodromi di Romeo e Giulietta ai quali il testo fa principalmente riferimento — uno spazio particolare è riservato alla fanciulla che vuole calcare le scene (all’epoca riservate soltanto agli uomini), l’intraprendente Viola (una Lucia Lavia che mostra i frutti di un ulteriore serio impegno di studio) e al giovane William (Marco De Gaudio), giovanotto scapestrato e di genio alla conquista di un mondo fantasioso e precario, tra amori e bugie.
Le scene (di Patrizia Bocconi) con siparietti mobili e pedana rotante, rimandano, con i balconi/palchi in strutture verticali ai lati del palcoscenico, più che al teatro elisabettiano a quello italiano. Tradizionali i costumi (di Erika Carretta) dalla generica ispirazione storica.
Appropriate le musiche dal vivo di Paddy Cunneen.
Pubblico caloroso e plaudente in un teatro gremito.
Visto il 26 luglio.
Franca Barbuggiani