Dal 6 novembre al 17 marzo – per complessive quarantotto rappresentazioni – è in programma al Nuovo la trentatreesima edizione della rassegna IL GRANDE TEATRO organizzata dal Comune di Verona e dal Teatro Stabile di Verona con Unicredit come main partner e l’azienda vinicola Santi come official partner. La rassegna si avvale anche del contributo di Agsm.
«Quest’anno, più che mai, la rassegna invernale nata nel 1986 per volontà dell’Assessorato alla Cultura per portare a Verona le migliori produzioni teatrali del panorama nazionale, può vantare – sottolinea l’assessore alla Cultura Francesca Briani – una gamma di grandi attori particolarmente amati dal pubblico e pluripremiati. Tre, in particolare, appena quattro giorni fa con le prestigiose Maschere del Teatro: due di loro (presenti quest’anno con Salomè) proprio per Sei personaggi in cerca d’autore presentato nella scorsa edizione della nostra rassegna, Favino per il monologo di Koltès che proporrà a fine gennaio».
«Un cartellone di alto livello – dichiara il direttore artistico della rassegna Gianpaolo Savorelli – che se una parte propone quattro “classici”, due di puro teatro (Goldoni e Wilde) e due di narrativa adattati al teatro (Cervantes e Hugo), dall’altra spazia negli ultimi quarant’anni proponendo quattro opere di autori contemporanei: dal testo di Koltès del 1977 al testo di Adler del 1981 (adattato al teatro dopo il successo del film nel 1989), da Copenaghen del 1998 al Churchill del quarantaquattrenne Carlo Gabardini che ancora deve debuttare. Tutt’altro che antitetici fra loro, i due filoni proposti quest’anno attestano la vitalità del teatro, il desiderio di attori, registi, produttori e autori, di percorrere sempre più spesso strade nuove».
Inaugura la rassegna, dal 6 all’11 novembre, una produzione Compagnia Umberto Orsini e Teatro di Roma – Teatro Nazionale in coproduzione con CSS Teatro Stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia: COPENAGHEN di Michael Frayn, con la regia di Mauro Avogadro. Ne sono protagonisti Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice. Si tratta di un thriller scientifico-politico a tre voci, scritto dall’inglese Michael Frayn (1933), andato in scena in prima assoluta a Londra, al Royal National Theatre, nel 1998. Il thriller verte sull’incontro, avvenuto nel 1941 nella Danimarca occupata dai nazisti, fra due grandi fisici: il danese Niels Bohr (fondamentali i suoi studi per la struttura atomica e la meccanica quantistica e Premio Nobel nel 1922) e il tedesco Werner Karl Heisenberger, padre del principio dell’indeterminazione e Premio Nobel nel 1932. L’incontro avvenne al cospetto di Margrethe, moglie di Bohr.
La rassegna prosegue, dal 20 novembre al 25 novembre con LA LOCANDIERA di Carlo Goldoni nell’adattamento di Francesco Niccolini con la regia di Paolo Valerio e dello stesso Niccolini. Accanto alla protagonista Amanda Sandrelli sono in scena Alex Cendron, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti e Lucia Socci. Lo spettacolo è presentato da Arca Azzurra Produzioni e dal Teatro Stabile di Verona.
Il terzo spettacolo in cartellone è I MISERABILI tratto dal romanzo omonimo di Victor Hugo. Prodotto da CTB Centro Teatrale Bresciano, dal Teatro Stabile Del Friuli Venezia Giulia e dal Teatro degli Incamminati, è in programma dal 4 al 9 dicembre.
«È stata una vera e propria sfida portare in scena un romanzo di mille e cinquecento pagine che appartengono alla storia non solo della letteratura, ma del genere umano». Lo dice Luca Doninelli, autore dell’adattamento teatrale di questo capolavoro che sa parlare a ogni epoca perché tocca grandi temi universali: la dignità, il dolore, la misericordia, la giustizia, la redenzione.
La quarta opera in cartellone (la prima del 2019) è LA GUERRA DEI ROSES di Warren Adler, una produzione La Pirandelliana e Goldenart Productions. In programma dal 15 al 20 gennaio, si avvale della regia di Filippo Dini e ha per protagonisti Ambra Angiolini e Matteo Cremon. In scena anche Massimo Cagnina ed Emanuela Guaiana.
La guerra dei Roses è un romanzo del 1981 che nel 1989 diventò un successo cinematografico con Michael Douglas e Kathleen Turner e con la regia di Danny De Vito. A firmare il soggetto del film fu lo stesso Warren Adler (1927) che successivamente ne firmò anche un adattamento teatrale. La guerra dei Roses ripercorre le fasi della lenta e terribile separazione tra i coniugi Roses, lui ricco e ambizioso uomo d’affari, lei una moglie obbediente che lo ha accompagnato nella sua brillante ascesa.
La rassegna prosegue (dal 29 gennaio al 3 febbraio) con LA NOTTE POCO PRIMA DELLE FORESTE di Bernard-Marie Koltès (1948-1989), protagonista Pierfrancesco Favino che cura anche l’adattamento teatrale, regia di Lorenzo Gioielli. Lo spettacolo è prodotto dagli Ipocriti. Andato in scena ad Avignone nel 1977 quando Koltès aveva ventinove anni, La notte poco prima delle foreste è annoverabile, insieme a Nella solitudine dei campi di cotone del 1986, tra i capolavori di questo drammaturgo la cui vita fu segnata da un perenne desiderio di rivolta.
Pochi giorni fa, proprio per La notte poco prima delle foreste, Pierfrancesco Favino ha vinto il prestigioso premio Maschere del Teatro come “migliore interprete di monologo”.
Il sesto appuntamento del Grande Teatro è (dal 12 al 17 febbraio) con DON CHISCIOTTE, spettacolo tratto dal romanzo di Miguel de Cervantes. Prodotto dal Nuovo Teatro e dal Teatro della Toscana – Teatro Nazionale si avvale dell’adattamento di Francesco Niccolini e della regia di Alessio Boni, Roberto Aldorasi e Marcello Prayer. Ne sono protagonisti Alessio Boni, Serra Yilmaz e Marcello Prayer.
In programma dal 26 febbraio al 3 marzo il penultimo appuntamento della rassegna: SALOMÈ di Oscar Wilde con Eros Pagni e Gaia Aprea e con la regia di Luca De Fusco . Lo spettacolo è prodotto da due teatri stabili nazionali (quello di Napoli e quello di Genova), dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e dal Teatro Stabile di Verona.
Salomè fu scritta in lingua francese nel 1891 e pubblicata nel 1893. Wilde la scrisse in una lingua che definiva l’unica vera lingua oltre al greco. La lingua francese corrisponde al greco parlato nella Giudea ellenizzata e al greco del Nuovo Testamento. La non profonda padronanza del francese da parte di Wilde servì a dare l’impressione di un tono semitico, soprattutto negli interventi del profeta Iokanaan, che doveva parlare un greco corrotto, per un cosciente disprezzo dell’ellenismo.
Come Pierfrancesco Favino, sia Eros Pagni che Gaia Aprea sono stati insigniti del premio Maschere del Teatro 2018, lui come miglior attore protagonista e lei come miglior attrice protagonista, entrambi per Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello proposto con grande successo nella scorsa edizione del Grande Teatro.
A chiudere Il Grande Teatro (dal 12 al 17 marzo) sarà CHURCHILL di Carlo Gabardini
con Giuseppe Battiston e Maria Roveran, regia di Paola Rota.
Nei giovedì di spettacolo, alle ore 18.00, gli attori incontreranno il pubblico.
INFORMAZIONI tel. 0458006100 e www.ilgrandeteatro.comune.verona.it
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Su proposta dell’Associazione disMappa e con la collaborazione del Comune di Verona, il Teatro Nuovo (tra i primi a sottoscrivere il MANIFESTO DEI TEATRI ACCESSIBILI) promuove le proprie attività artistiche e culturali rendendo più semplice la partecipazione del pubblico con disabilità. Per la rassegna vale la tariffa TEATRI 10 E LODE: 10 euro per carrozzina e posto di platea, 20 euro se i posti da occupare sono due.