Una bella performance quella di sabato 2 febbraio 2019 al Teatro Laboratorio, sede del Teatro Scientifico, all’Ex Arsenale di Verona e purtroppo per un pubblico esiguo ( la pioggia non ha aiutato).
Una performance, quella di Danilo Giuva, che ne firma anche la regia, sorprendentemente complessa, ricca e sfaccettata, piena di coloriture, grazie anche alla scelta di un’interpretazione in lingua foggiana, appassionante ( attributo non frequente oggi soprattutto in relazione ai monologhi) e scorrevole, da “assumere tutta d’un fiato”.
Tanti dunque i pregi di quest’opera “Mamma”, ispirata alle figure disegnate da Annibale Ruccello, quattro figure femminili che si stagliano in tutta la propria tragica ironia e che denotano un lavoro d’attore attento e scrupoloso d’indagine interiore, quale quello proposto dall’unico interprete Danilo Giuva, che riteniamo essere un astro nascente.
In primis la curiosa e accattivante scelta da parte di un attore maschio d’interpretare la donna/madre, senza nessuna concessione alla battuta e alla farsa facile, piuttosto con la disposizione ad analizzarne con crudezza il ruolo, dalla favola alla vita reale, dalla natura implicitamente rassicurante alle devianze perfide; la cura minimalista nei quattro ritratti proposti: ogni dettaglio, sguardo, gesto, movimento, postura e parola trovano una collocazione precisa in un contesto ricco di significato. A noi sembra però che uno dei meriti maggiori di questa performance sia soprattutto ciò che ormai sembra sempre più mancare nel teatro contemporaneo: la dialettica nei personaggi, quelle contraddizioni capaci di dar loro spessore, le stesse contraddizioni capaci di “parlare” allo spettatore e di seminare il dubbio.
Felici di avere assistito allo spettacolo,sostenuto dalla Compagnia Licia Lanera e al cui successo hanno contribuito le luci di Cristian Allegrini, i suoni di Giuseppe Casamassima, il fondale di Silvia Rossini.
Emanuela Dal Pozzo