IL TROVATORE CON LA REGIA DI ZEFFIRELLI ALL’ARENA DI VERONA. RECENSIONE.

IlTrovatore_060816_FotoEnnevi_232Tre splendide torri intarsiate, a loro volta protette da una sorta di cancellata nello stesso stile, abitano lo spazio scenico dell’Arena di Verona, in occasione della messa in scena di “Il Trovatore”, dramma in quattro parti di Giuseppe Verdi, libretto di Salvatore Cammarano e Leone Emanuele Bardare, introducendo lo spettatore da subito nel cuore della vicenda: il palazzo dell’Aliaferia di Saragozza, in cui si trova Leonora, dama della regina d’Aragona, contesa tra il Conte di Luna e Manrico.

Il tocco magico di Zeffirelli alla regia dipinge con maestria le scene di questo raffinato allestimento, alleggerendo l’impatto inevitabile delle imponenti costruzioni. Vi scava possibili cunicoli con giochi di figure e di simboli ricamati lungo le intere pareti svettanti verso l’alto. La sensazione di leggerezza si unisce a quella della maestosità e dell’eleganza, eleganza che non verrà mai meno durante tutto lo spettacolo.

E’ interessante notare come una scelta scenografica e di regia ( è questo il caso) pur nella sua essenzialità ( le torri rimarranno sempre in scena) possa tradursi in molteplice messaggio e come una volta trovata la chiave tutto il seguito diventi logica conseguenza. Ma ci vuole il tocco di un artista, maestro della sintesi, capace dei pochi appropriati ingredienti e che come un mago, solo cambiando piccoli equilibri ( nei momenti corali basta lo spostamento di qualche personaggio per creare una situazione nuova) o spostando un unico elemento scenografico ( lo spostamento della palizzata che può aprire, chiudere, allargare, assecondare, sottolineare) o trasformandolo ( l’apertura di una delle torri che si trasforma in cattedrale) riesca a creare atmosfere completamente diverse, complice un uso magistrale delle luci.

Si respira anche una certa spiritualità in quest’opera che raggiunge il suo apice nel secondo atto, nella scena del convento, quando la parca e umile coralità( lo stuolo di suore nere) si contrappone alla potenza divina ( la cattedrale illuminata). Anche qui pochi elementi essenziali ma efficaci lasciati al linguaggio del colore e allo studio del dettaglio.2013 Il Trovatore atto II 10 07 dl fotoEnnevi 173

E finalmente l’attenzione al gioco di equilibri ha fatto sì che i personaggi non si accalcassero in scena, ma fluissero con i respiri giusti, nonostante lo spazio relativamente ristretto, anche se rimane un mistero di come le gradinate utilizzabili nello sfondo non vengano quasi mai agite, se non, come anche in questo caso, per dilatare lo spazio scenico con effetti di luce ( il riverbero delle fiamme del rogo) e con piccoli elementi scenografici di richiamo.

Tutto il resto ha contribuito in modo sinergico al buon esito dell’opera: dai bei costumi di Raimonda Gaetani, alla vivace coreografia El Camborio ripresa da da Lucia Real, dai balli ricchi di energia coordinati da Gaetano Petrosino, al prezioso apporto del Maestro d’armi Renzo Musumeci Greco

Ma soprattutto è stato il complessivo buon livello del cast ad impreziosire ulteriormente, con una vocalmente strepitosa Anna Netrebko in veste di Leonora ( difficile contenere l’entusiasmo del pubblico), un Conte di Luna di buon livello (Luca Salsi) mentre l’Azucena di Dolora Zajick, più convincente nei suoni acuti che in quelli di centro e il Manrico di Yusif Eyvazov ,dal timbro non del tutto piacevole, pur meno interessanti, sono risultati scenicamente convincenti.

Completavano il cast : Ferrando ( Riccardo Fassi), Ines (Elisabetta Zizzo), Ruiz (Carlo Bosi), Un vecchio zingaro (Dario Giorgelè), Un messo (Antonello Ceron).

Molto bene il Coro diretto dal Maestro Vito Lombardi.

Ottima la direzione dell’orchestra areniana di Pier Giorgio Morandi.

Lunghi applausi meritatissimi durante e a fine opera da un’arena gremita.

Emanuela Dal Pozzo

Visto il 7 luglio 2019

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