ANGHIARI: REPORT TOVAGLIA A QUADRI. IL DELICATO EQUILIBRIO TRA CENA E TEATRO.

Copia di _MG_8585-minOgni, estate, da ventiquattro anni, il Poggiolino, la piazzetta centrale del centro storico di Anghiari si trasforma in teatro. La scena ideale per accogliere il racconto di vita del piccolo borgo toscano condensato in quattro succulente portate, in cui la cena si fa momento di incontro con la realtà viva del paese. Un’iniziativa vivace e trascinante, occasione di divertimento, di allegria, di coesione.

Cultura popolare, cibo e uno spettacolo teatrale portato in scena dai cittadini stessi di Anghiari, guidati dal direttore artistico del teatro, Andrea Merendelli. Quest’ultimo, insieme a Paolo Pennacchini, elabora il testo durante l’anno, magari ascoltando nei bar cosa infiamma il cuore della gente, raccogliendo storie e testimonianze da cui poi nasce la drammaturgia originale.

Nel Poggiolino, per una manciata di giorni che abbracciano il ferragosto, la storia è rappresentata mentre si serve al pubblico una gustosa cena a base di piatti tipici interamente cucinati con prodotti locali a km zero.

I commensali/spettatori assistono, ridono, si riconoscono: mentre lo spettacolo avanza, li vedi scambiarsi sorrisi complici, li vedi annuire, sghignazzare. Li vedi gustarsi battute che per loro hanno un sapore tutto particolare.

Così una comunità si ritrova, elabora la sua storia e il suo vissuto, i suoi temi molto caldi.

Due anni fa si trattava di una battaglia di indipendenza contro la Regione Toscana e i suoi amministratori, colpevoli – secondo i cittadini di Anghiari – di dimenticare e non riconoscere le peculiarità e i bisogni specifici del territorio. Lo scorso anno era Amazon, il gigante terribile, l’obiettivo polemico, insieme ai cambiamenti che negli ultimi decenni sono intercorsi con l’avvento del commercio globale.E quest’anno? Quest’anno, teoricamente, le note di regia parlavano di transumanza, di strade antiche e moderne, di popolazioni e di territori. Della maniera in cui si percorre e si attraversa un luogo, la quale determina a sua volta il modo con cui viene vissuto e ci si relaziona a esso.

Tutto questo teoricamente, però. Perché sembrava esserci molto di più, talmente tanto materiale da perdersi.

Legati dal fil rouge del salvataggio della strana bestia (misterioso ibrido, conosciuto fin dal periodo antico) e della messinscena di una nuova transumanza, ricreata ad hoc ad uso turistico-commerciale, si inseriscono temi disparati. Forse tutti i sassolini nella scarpa raccolti in un lungo anno. I disagi sull’E45, strada europea che unisce Oslo a Gela, interrotta proprio in Valtiberina; la conseguente crisi dei lavoratori fra Cesena e Sansepolcro; la polemica contro la sicurezza e i super esperti, che invece di compiere un buon lavoro, ostacolano le azioni senza concludere niente; gli animali selvatici e gli animalisti, l’inquinamento e le microplastiche, i motociclisti che non rispettano boschi e territorio; i cambiamenti climatici che, dall’imprevedibilità del meteo, e i suoi fenomeni sconosciuti, arrivano a toccare anche la migrazione degli alberi con approssimazioni concettuali discutibili – la più perniciosa tra le quali il consiglio di staccare le zecche dalla pelle utilizzando l’olio, che non ha alcun fondamento scientifico ed è, al contrario, nocivo alla salute. E poi ovviamente la transumanza, i ricordi del passato e i disagi della vita contadina di una volta (con la solita opposizione vecchio/nuovo), il destino dei pastori, la riforma agraria. Senza farsi mancare le previsioni meteo/politiche del 2020, con una frecciatina per la stessa Anghiari che si fa sempre più nera e qualche stoccata contro il Monte dei Paschi di Siena. Un grande minestrone di tematiche, personaggi e battute. Un guazzabuglio di argomenti in cui ci si perde tra confusione e disorientamento.
Senza un taglio specifico su un tema, si avanza con un colpo qui e uno là. Ne consegue una narrazione non ben organizzata (lo squilibrio strutturale fra le varie portate risulta evidente), con personaggi incongruenti persino con se stessi, fra loro e nell’insieme, e attori stranamente sconnessi anche come gruppo.

Certo, capita. Non tutte le ciambelle riescono col buco. E si consideri che il nostro punto di riferimento non è tanto una qualche teoria sul teatro amatoriale, ma quello che negli anni abbiamo visto portare in scena in questa stessa piazza.

Nel delicato equilibrio fra cena e teatro, in cui l’una sostiene l’altro e viceversa, l’ago della bilancia quest’anno si è spostato quasi tutto sulla cena. L’aspetto teatrale non è riuscito, purtroppo, come avrebbe potuto.

Mailè Orsi

Tovaglia a Quadri 2019, Anghiari, 11 agosto

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