Una chiusura internazionale per il Festival Vicenza in Lirica che ospitava quale evento di commiato un recital del celebre basso Ferruccio Furlanetto, omaggiato dal Festival con il Premio alla carriera Vicenza in Lirica 2019, accompagnato al piano da Natalia Sidorenko.
Noto in tutto il mondo per la particolare pastosità del timbro e le doti interpretative, l’artista, applaudito nei più importanti teatri, a quarantacinque anni dal suo debutto nel vicino Teatro di Lonigo, presentava a Vicenza un concerto composito: nella prima parte importanti pagine del repertorio liederistico o arie da camera, nella seconda il più celebre repertorio dell’opera in un abbraccio che da Mozart (Figaro, Sarastro, Leporello) arrivava a volo d’uccello, dopo aver sorvolato il bel canto (il belliniano Conte Rodolfo de “La Sonnambula”), fino al pieno Romanticismo (Zaccaria) ed ai primi del Novecento (Colline), chiudendo con la morte di un personaggio amato e straziante nella sua sognante follia quale Don Chisciotte dall’omonima opera di J.Massenet.
Se le celebri romanze confermavano la classe dell’interprete e la misura interpretativa dell’artista, impegnato nel confronto con i complessi caratteri del teatro musicale, è però nella prima parte del concerto che particolarmente rilucevano la sua potenza e sensibilità espressiva.
I “Vier Ernste Gesänge” di J.Brahms possono essere intesi come un singolare inno alla morte: in essi il musicista trae ispirazione dai testi dal Vecchio e Nuovo Testamento, ma l’alone che ne circonda il canto è ancora rasserenato a tratti dall’ombra di una speranza che invece nei “Canti e Danze della morte” di M. Mussorgsky sprofonda nella più nera disperazione, la drammatica e teatralissima lotta tra la morte e l’uomo diventa così angosciosamente palpabile (Ninna Nanna).
La descrizione che di essa fa il musicista è rabbiosa e priva di luce, mostrando la morte sempre nel suo apparire improvviso, insaziabile della vita umana che ghermisce tramite lusinghe e vezzi. Un tema profondo e senza tempo che l’artista interpreta crudamente, evidenziandone le angosciose significanti.
In queste impegnative ed imponenti (anche vocalmente) pagine della liederistica la sensibilità espressiva dell’artista viene così espressa appieno, il timbro diventa un sussurro e la voce trascolora in un’espressione che smette di essere canto per divenire angoscia, paura, stordimento, rabbia e riuscire ad esprimere questo senza risultare stentorei o banali è tratto comune solo dei grandi interpreti.
Le ovazioni da parte del raffinato pubblico del teatro Olimpico ottenevano quale bis “ Ella giammai m’amò” dal verdiano “Don Carlo”, una delle pagine più celebri e note per il ruolo di basso, ed era davvero un re, accompagnato mirabilmente al pianoforte dalla Sig.ra Natalia Sidorenko a siglare tra applausi e standing ovation un concerto davvero da ricordare.
Vicenza,15/09/2019
Silvia Campana