Con la Compagnia di danza di Susanna Beltrami al Teatro Camploy, uno degli ultimi spettacoli di un programma ricco e diversificato tra proposte di prosa e di danza messe in scena al Teatro Romano e al Teatro Camploy di Verona, l’Estate Teatrale Veronese sta volgendo al termine.
La coreografa il 21 settembre ha presentato “ Io sono il Bianco del Nero”, un lavoro ambizioso “site specific” che attinge da un vasto materiale letterario che spazia da “The Wast Land- la terra desolata del poeta anglo americano T.S. Eliot a Dante, Baudelaire, Ovidio e Wagner, suggestioni letterarie trasformate in una composita drammaturgia danzata, con la consulenza di Lorenzo Conti, permeata da un gioco di luce ed ombra, disegno luci di Matteo Bittante, che ha attraversato i sei quadri proposti e nei quali spesso il potere prevaricante simboleggiato dal nero veniva squarciato dalla tensione verso la libertà del bianco.
Diversi i temi affrontati nel gioco del rapporto tra coppie, nelle incursioni intimiste di quadri di gruppo, in cui l’identità femminile ha spesso giocato un ruolo preponderante, sottomessa e silenziosa, creativa e fertile e in cui la massima sopraffazione,di potere di vita e di morte sull’altro, estrema declinazione del potere, è culminato con una rappresentazione su scacchiera di “pezzi” umani con esplicito rimando alla seconda guerra mondiale.
Interessante il personale lavoro di ricerca sul gesto della Beltrami, che unito alla cura dei personaggi e delle immagini, oltre a veicolare contenuti ha realizzato un lavoro estetico di rilievo, il cui equilibrio formale era immediatamente percepibile negli innumerevoli possibili fermi immagine.
Suggestivo anche l’accostamente dei diversi punti di vista in scena agiti dai componenti della Compagnia, anche se ci è sembrato che la scelta drammaturgica abbia preferito stemperare la tensione e l’energia di scena a favore di un’estetica d’insieme, una specie di occhio esterno “ dalla parte del pubblico” teso più ad una gradevolezza d’immagine, comunque d’impatto, che ad un reale gioco di forze in scena.
Ci siamo anche chiesti se una “sfrondatura” del tutto, con una focalizzazione più precisa sul filo conduttore e l’eliminazione di input che tendono ad appesantire il tutto, come la costante presenza del fumo in scena e i testi registrati in lingua straniera che a tratti si sovrappongono all’azione scenica, non migliorerebbe l’esito finale.
In ogni caso un lavoro apprezzabile e ben interpretato dagli undici ballerini in scena: Alice Beatrice Carrino, Samira Cogliandro, Cristian Cucco, Giuseppe Morello e Giovanni Leone, Vanessa Loi, Michela Priuli, Giulia Vacca, Elena Valdetara, Matteo Bittante e Daniele Ziglioli.
Visto il 21 settembre 2019
Emanuela Dal Pozzo