Pubblico numeroso al Nuovo di Verona il 21 dicembre 2022, allo spettacolo di burattini per adulti di e con Gigio Brunello “Beati i perseguitati dalla giustizia perché di loro sarà il regno dei cieli”, fatto rilevante, in considerazione di un genere- teatro di burattini per adulti- di nicchia.
Così Marco Campedelli, introducendo il terzo e ultimo spettacolo organizzato dal dipartimento Culture e Civiltà dell’Università di Verona, dal Teatro Stabile di Verona e dal Comune di Verona, con certo stupito entusiasmo rilancia al prossimo anno, già rinvitando Gigio Brunello con uno dei cavalli di battaglia tra i suoi spettacoli.
In effetti un personaggio del calibro di Brunello non potrebbe mancare, non solo per la bravura di cui oggi ci ha dato un saggio, ma per uno stile assolutamente personale che lo identifica, tanto nella bellezza dei testi, di spessore filosofico e poetico, quanto nella particolare modalità dell’utilizzo dei burattini in scena, capaci di animarsi di vita propria, entità indipendenti.
Lo spettacolo, scritto, realizzato e agito da Gigio Brunello, si colloca in una dimensione atemporale e vede l’incontro tra Gesù Nazareno e Pinocchio, entrambi in galera, in due celle separate da un muro. I due protagonisti in realtà non si vedono, ma dialogano e ascoltano la storia dell’altro, protetti dal buio della propria cella, lo stesso buio della notte che induce a intime confessioni, disturbate a tratti dalla luce invadente di una lampadina azionata dai loro carcerieri.
Aldilà dell’invenzione geniale nell’accostare in modo surreale due figure così note e rappresentative della nostra cultura, immateriali ed evocative quanto lo può essere il teatro (solo lì possono avere un’autorevole fisicità) e al contempo così vivide nella nostra coscienza collettiva, sembra che “ alterità” e “relatività” siano i concetti chiave di questo spettacolo.
E’ un porsi decentrato, ( alterità) , quello di Brunello, capace di dare voci e respiri diversi ai due caratteri inediti di Gesù e di Pinocchio, caratteri laicamente a confronto e la cui separazione fisica ( il muro della cella) sottolinea il mistero e l’imprevedibilità dell’incontro, ma è anche un porsi da più punti di vista, da più angolazioni di osservazione ( “i miracoli accontentano alcuni e provocano problemi ad altri. Chi ha quindi ragione?”)
Sul piano tecnico espressivo viene rovesciata l’idea del ritmo serrato dello svolgersi delle azioni e reazioni dei burattini cui siamo abituati, per lasciare spazio ad un mondo psicologico introspettivo fatto di pause e lunghi silenzi pregnanti: i burattini si umanizzano e ci proiettano in un mondo parallelo in cui ci immergiamo in qualità di spettatori.
A fine spettacolo Gigio Brunello si intrattiene con il pubblico per rispondere a curiosità ed approfondire la propria personale poetica. Ci racconta il lungo iter di una scrittura che diventa drammaturgia, l’opera delicata di riduzione e trasformazione progressiva del testo per evidenziare il necessario, l’essenziale, di come evitare i trabocchetti del banale e del ridondante, della necessità di sentire i burattini personaggi indipendenti da sé, con carattere, volontà e vita propria.
Visto il 21 dicembre 2022
Emanuela Dal Pozzo