LA TOSCA INITIMISTA DI HUGO DE ANA ALL’ARENA DI VERONA

Nonostante l’ennesima riproposizione della regia di Hugo de Ana, anche alle scene, ai costumi e alle luci, questa versione di Tosca in scena all’Arena di Verona, opera di Giacomo Puccini, melodramma in tre atti, libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, non smette di piacere.

L’allestimento cupo e imponente, con rimandi sacrali e dettagli simbolici, ci rimanda immediatamente al clima ottocentesco in cui si sviluppa la trama, in un contesto storico di fermenti rivoluzionari.

La scenografia, svelata via via che l’opera procede, accompagnando gli eventi nella loro drammaticità, suggerisce un mondo notturno di tenebre e ombre, nel quale si agitano i timori e i drammi di chi vuole opporsi ad un destino individuale e storico che sembra già scritto.

Una scenografia monumentale e monolitica- troneggia il grande Angelo di Castel Sant’Angelo in Roma armato di spada- sembra incombere drammaticamente sui personaggi a volere sottolineare il dialogo impari tra istanze soggettive e “ fuggevoli” e contesto serioso invalicabile.

Tutto induce all’introspezione come solo può il silenzio della notte.

Identico incombente potere si avvertirà nelle mute e corali presenze che invadono la scena, masse compatte che la regia dirige all’unisono, senza concessioni di divertimento scenico.

Il cupo sfondo così delineato accentua ancor di più la scelta intimista dei protagonisti, completamente assorbiti dai propri e altrui turbamenti e poco inclini al gioco dello spazio scenico, anche quando concesso dalla drammaturgia.

In cambio tempi dilatati permettono loro di soffermarsi su azioni psicologiche dense di significato, accompagnati da un Direttore d’Orchestra ( Daniel Oren) di grande spessore e da un’Orchestra magistralmente al servizio del cast.

Un intimismo che richiede una particolare concentrazione degli interpreti, peccato spesso disturbata dalle intemperanze di un pubblico irrequieto, poco preparato all’ascolto, lo dobbiamo sottolineare, pronto a reagire rumorosamente a qualsiasi sollecitazione, compresi i botti di spari e cannoni che ,anziché impreziosire l’opera, finiscono per essere aggiunti pretesti di disordine in platea.

Anna Netrebko nel ruolo di Tosca, personaggio teatralmente bene interpretato, accolta al suo ingresso da un caloroso applauso, forse complice un caldo soffocante, non ci è parsa sempre al top della propria forma, risparmiandosi ci è parso per i passaggi più significativi e noti del suo personaggio, condotti invece magistralmente.

Lodevole comunque l’intero cast: dal generoso Yusif Eyvazov nel ruolo di Mario Caravadossi, a un Luca Salsi ( Barone Scarpia) capace di imporsi. Assolvono bene il proprio ruolo anche Gabriele Sagona ( Cesare Angelotti),  Giulio Mastrototaro (il Sagrestano)Carlo Bosi ( Spoletta), Nicolò Ceriani ( Sciarrone),  Carlo Striuli ( un Carceriere) ,fino alla disinvolta voce bianca   Erika Zaha nel ruolo di Un pastore, accompagnati dal Coro di voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani e dal Coro della Fondazione Arena di Verona, Maestro del Coro Roberto Gabbiani.

Visto il 9 agosto 2024

Emanuela Dal Pozzo

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