FRATTO X AL CAMPOLY DI VERONA. RECENSIONE

Notevole performance quella di Antonio Rezza ospite della Rassegna L’Altro Teatro venerdì 5 dicembre 2014 al Camploy di Verona con lo spettacolo Fratto X, produzione RezzaMastrella-Fondazione TPE-TSI La Fabbrica dell’Attore e Teatro Vascello.

L’attore/ performer non ha perso un colpo nell’ora e mezza di spettacolo che l’ha visto protagonista assoluto, con l’appoggio di Ivan Bellavista, dimostrando scioltezza e presenza scenica invidiabili, grande abilità nel padroneggiare i personaggi spingendosi a ritmi vorticosi nei cambi e giocando contemporaneamente con il concetto di ritmo all’interno dello spettacolo, in lunghe pause apparentemente immotivate. Vi è anche una lunghissima assenza scenica: una scena vuota tutta dedicata al pubblico che l’attore dichiarerà poi essere cosa di poca importanza.

Il rapporto con il pubblico è un altro particolare aspetto di questo spettacolo più che collaudato, tutto giocato in chiave comico/ ironica, un pubblico che diventa controparte, alter ego dialettico, un pubblico che rappresenta il sociale negli aspetti peggiori, che viene maltrattato “da copione” nella individuazione di “capri espiatori” a sostegno della lettura critica e crudele di una realtà famigliare e sociale malata, ma che viene anche maltrattato nelle improvvisazioni – così non ci si stupisce quando si interrompe per colpa di due flash indesiderati e in modo duro riprende i colpevoli.

Ma la cosa più interessante di questo spettacolo sono le tematiche affrontate: dall’omologazione operata dalla televisione ( rispetto alla quale i telespettatori sono corresponsabili) ma anche dai clichè, con affondi religiosi, ad un simpatico trattato sull’ansia, costante presenza subdola fin dall’infanzia, da letture scenograficamente e coreograficamente originali sulla famiglia e la coppia, fino ad uno scavo nel lavoro dell’attore visto da un punto di vista esterno, con esilaranti cambi di personaggio e altrettante suggestive definizioni di personalità.

Il crescendo dello spettacolo che inizialmente ( ma solo inizialmente) mette a proprio agio lo spettatore con battute di facile comprensione tali da sembrare gag televisive, trova il suo culmine

nel dialogo tra i tre personaggi finali, cui l’attore dà voce e nel dialogo/opposizione corpo-voce con corpi altrui.

Tutto lo spettacolo diventa così un gioco geniale, con un lucido e convincente filo conduttore che oltrepassa quello teatrale per addentrarsi in quel labirintico mondo suggestivo collocato tra i quesiti pirandelliani, la patologia schizofrenica e l’espressione sociale attuale in cui i personali destini vengono giocati da altri.

Il discorso viene allargato e le parentesi aperte per prendere in considerazione l’intera esistenza che si risolve in un segno di frazione in cui i singoli si azzerano sopra e sotto ( da cui il titolo fratto X) fino ad arrivare ad immaginare il segno dell’orizzonte quale massimo segno di frazione.

Originalissimo il modo eccentrico di tenere la scena, originali le scene agite perlopiù con teli capaci di creare ambienti e atmosfere dal nulla, graffiante il testo che qui rimane però in superficie rimandando (speriamo) a maggiore approfondimento con originali ed inedite intuizioni, intelligente il rapporto con gli spettatori, curata nei dettagli la messa in scena e la preparazione personale nell’affrontarla.

Teatro gremito con code all’ingresso di un pubblico eterogeneo.

Molto applaudito dai giovani, ha spiazzato le persone più anziane.

Certamente uno spettacolo da vedere e di cui parlare anche se, dal mio personale punto di vista, pur rappresentando un apice nel settore rimane di settore.

Da premiare l’intensità comunicativo espressiva del tutto, la precisione e il misto di inventiva e di rigore attoriale, l’originalità creativa delle scene ma senza dimenticare che il tutto si poggia sulle abilità del “personaggio” piuttosto che sulla profondità dello spettacolo che rimane agito in forma “leggera”.

Emanuela Dal Pozzo

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