Affascinante mostra dell’”Arte in Italia prima della Grande Guerra 1905-1915” alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma: un percorso suggestivo di oltre 170 opere provenienti da tutta Europa che sintetizza le nuove spinte di quello che fu uno dei periodi artistici più articolati, densi e complessi della storia dell’arte italiana ed europea.
Intelligentemente la mostra si apre con una sala dedicata ad autori più recenti, dal titolo “Ma questa è arte?”,che a partire dagli anni ’50 hanno messo in crisi il concetto di arte. Tra gli altri vi spiccano le opere di Burri, Fontana e Mondrian. Le didascalie suggeriscono di rivedere questa sala a fine percorso della mostra. Non si può infatti non cogliere, ad una più attenta valutazione, una continuità di pensiero e di ricerca con gli artisti precedenti che già con l’allontanamento da una pittura naturalistica nel desiderio di esprimere sensazioni, intuizioni e sintesi soprattutto in relazione al concetto di spazio, di luce e di movimento, avevano intrapreso strade personali ed originali: per lo spazio pensiamo ad esempio a Kandinskij e a Mirò, o per la luce ad impressionisti come Monet e Cezanne, presenti con alcune opere nella mostra, per il movimento prima il cubismo nella scomposizione delle forme in chiave prospettica e poi il futurismo nell’imprimere loro forze collegate al concetto di velocità.
Molti i ritratti e i mezzi busti scolpiti di personaggi dell’epoca, che ritraggono anche la coralità artistica del periodo, ma occhieggiano soprattutto opere già note ad irretire il visitatore in una full immersion di grande intensità: dalla scuola futurista di Boccioni e Balla, a quella metafisica di Carrà , di De Chirico e di Savinio, dall’impressionista di Monet e Cezanne a quella post impressionista di Van Gogh fino a Klimt, Kandinskij e Mirò, solo a citare i più noti, ma il percorso della mostra dal titolo “Secessione e Avanguardia” mira soprattutto a sottolineare l’importanza di quella rivolta accademica sviluppatasi nei due centri di Roma e Venezia, in polemica con i criteri di selezione delle esposizioni della Biennale, considerati conservatori.
Emblematica fu a questo proposito la prima Mostra dei Rifiutati organizzata da Boccioni e Severini nel foyer del Teatro Costanzi di Roma con le opere di linguaggio divisionista non ammesse nella rassegna annuale degli Amatori e Cultori.
Parallelamente anche a Monaco, Vienna e Berlino si costituiscono associazioni artistiche alternative alla cultura figurativa dominante, i cui motivi secessionisti dialogano in intimo contatto con gli artisti italiani, contaminando le lore opere di nuove prospettive. In Italia è Ca’ Pesaro ad accogliere le opere dei giovani più radicali del periodo, tra i quali Boccioni, Martini e Rossi, in contrapposizione con l’ufficialità della Biennale di Venezia, anche se l’arrivo della Grande Guerra interromperà la vivacità e l’intenso dibattito artistico sviluppatosi negli anni precedenti.
La mostra, a cura di Stefania Frezzotti, rimarrà aperta al pubblico fino al 15 febbraio 2015.
Emanuela Dal Pozzo