Interessante e particolare l’esperienza fatta nel pomeriggio del 4 gennaio 2015 a Pomezia all’interno della proposta di radio walk-show condotta da Carlo Infante: una passeggiata “ peripatetica”, citando una delle numerose parole chiave utilizzata da Infante per spiegarne il senso, che ha visto una trentina di persone incuriosite prima aggirarsi nelle stanze del Museo Archeologico Lavinium, nato a Pomezia nel 2005 a seguito dei numerosi reperti archeologici di eccezionale importanza trovati nel territorio, per poi avviarsi verso l’adiacente Borgo di Pratica di Mare, erede dell’ antica Lavinium, oggi pressochè disabitato, a rintracciare le testimonianze e le sue origini storiche collegate allo sbarco di Enea in queste terre, e a cui si rifa anche il Museo.
Non si è trattato della solita visita guidata cui siamo abituati, anche se integrata dalla preziosa collaborazione della direttrice del Museo Gloria Galante che ci ha accompagnati nelle stanze museali spiegandoci simboli e significati e introducendoci nell’affascinante mondo dell’epoca sospeso tra riti iniziatici, mode, usanze funerarie e tributi agli dei, quanto piuttosto un’esperienza interattiva dialettica, sensoriale e cognitiva, agevolata da interventi predisposti, come quello in conversazione telefonica con il filosofo Lucio Saviani e l’ appassionato e appassionante intervento dello studioso del Lazio latino Giosuè Auletta, che ci ha accompagnato nella passeggiata.
Così parlando per gli scorci di Pratica di Mare di temi tuttora dibattuti, come la fondatezza o meno dell’approdo di Enea e del rapporto tra Enea e il Re Turnus, re dei Rutuli latini, vinto da Enea e della definizione di Lari e Penati, i primi che rimangono nelle case, angeli protettori del luogo,i secondi che si spostano con le famiglie e che Enea trascina con sé nel proprio viaggio, e incontrando Fosca, con una copia della pubblicazione dell’archeologo Castagnoli, rara testimone del luogo, abitante dell’unica casa non di proprietà della famiglia Borghese, che ci racconta vita e peripezie dei suoi predecessori strettamente intrecciate alle vicende del Borgo, e ricordando il regista Sergio Leone che, affascinato da questo luogo lo ha scelto come tomba, emergono inquietudini esistenziali attuali legate al concetto della perdita delle radici, ombre incombenti per un futuro di identità a rischio, sensazioni di spaesamento e di sottrazione culturale sulle quali riflettere.
Così, aldilà della preziosità e della particolarità delle opere incontrate nel Museo Lavinium, tra cui le splendide statue piccole o a grandezza naturale e di fattura diversificata, gioielli, vasellami e corredi funerari, dall’irresistibile fascino estetico ed evocativo e del suggestivo ed articolato percorso al suo interno con videoinstallazioni, ricostruzioni in 3D, allestimenti scenografici, suoni e immagini che ci accolgono fin dal sentiero che conduce all’ingresso, si delinea lo spessore di questa esperienza, che diventa traccia, si sedimenta e seguirà un itinerario proprio nella coscienza personale.
Sono così i percorsi organizzati da Urban Experience, aggreganti e formanti, secondo la formula “apprendimento dappertutto”, tesi a sviluppare “cittadinanza attiva”, in una logica di riappropriazione di consapevolezza e di identità culturale.
L’originalità a mio avviso non è data solo dai contenuti, che ad un occhio superficiale potrebbero sembrare un semplice approfondimento di fonti e di temi, un arricchimento cioè della proposta culturale, quanto piuttosto delle modalità con la quale avviene: un’interazione “pensata” per tutti, in cui ciascuno diventa protagonista e interagisce grazie alle interviste e alla loro condivisione durante il percorso per la presenza di radioricetrasmittenti , ma soprattutto fortemente pregna di mappe concettuali.
La particolarità del linguaggio utilizzato da Carlo Infante durante queste brevi e dense incursioni artistiche e territoriali, ricco di parole chiave, di nodi e snodi che si irradiano in tante nuove e inedite direzioni, richiama lo strumento comunicativo del web, capace di veicolare informazioni in modo esponenziale. Qui però, a differenza del web che tende ad appiattire e ad omologare i contenuti, è capace di arricchire l’esperienza di nuove prospettive, di ricontestualizzarsi in nuovi mondi e modi, di suggestionare la fantasia in modo da svincolarla dagli abituali percorsi ( “ piedixterra e testa nel cloud” ) assecondando il fascino potenziale evocativo dei suggerimenti impliciti, come quello ad esempio di “sciame intelligente”.
Ci sembra interessantissimo questo approccio linguistico legato all’esperienza, che la traduce e la proietta indirizzandola e che sembra sancire quel forte desiderio di cambiamento culturale collettivo, quel cambio di approccio alla vita che comincia con “l’apprendimento dappertutto”, passando attraverso la ricerca delle proprie origini e continuando con la percezione della propria identità, per terminare con il desiderio altrettanto forte, che si avverte nelle conversazioni con Carlo Infante, di fungere da testimone per le generazioni future, spesso orfane di esperienze, quindi deboli in identità e di conseguenza più soggette a manipolazioni.
Un’esperienza che ci piacerebbe diffusa nel territorio, qualitativamente diversa da qualsiasi altra formula che non preveda un intervento diretto e attivo, giocata dai cittadini stessi per se stessi.
Emanuela Dal Pozzo
www.urbanexperience.it