Bella scoperta in via Carlo della Rocca, 6 la serata di sabato 24 gennaio 2015, quando mi sono recata al Teatro Studio Uno ( teatro molto off) in una delle mie incursioni a sorpresa a visionare lo spettacolo di Zanfretta Teatro “Madame Misère”, spettacolo scritto e interpretato da Maria Luisa Usai e Irene Maiorino, attrici e autrici che si conoscono nel 2013 durante il laboratorio di drammaturgia curato da Antonio Latella per il Teatro Valle Occupato
A onor del vero lo spettacolo non è stato del tutto convincente sul piano dei contenuti, forse avrebbe meritato degli affondi più meditati dato l’argomento: l’indagine dell’incontro tra una mendicante e una prostituta, la prima in cerca dell’oro sul Tevere, la seconda in cerca d’amore sulla Casilina.
Ma è da segnalare la professionalità delle protagoniste e lo spirito di ricerca che si respira nei linguaggi scenici utilizzati.
Se l’incontro, lo scambio dialettico tra le due, lo studio dei personaggi e il ritmo crescente dello spettacolo tutto affidato alle forze fisiche delle due brave e promettenti attrici e autrici colpiscono per accuratezza ed originalità ( bello e convincente anche il testo) in una scena giustamente essenziale ma bene caratterizzata, è il colpo di scena finale a lasciare interdetti ,quando le due donne ormai amiche ma allo stremo delle forze abbandonano Roma per tuffarsi nel mare di Ostia.
Perchè l’immagine che ci viene restituita sembra la pubblicità di un costume e la marcata ironia con cui si vorrebbe dipingere la piece il cui finale viene così spiegato: “quello che nella vita è un breve tragitto, diventa in teatro un percorso metaforico che porta dalla solitudine alla condivisione, dal rumore del traffico alla calma del mare, alla scoperta del nuovo e inesplorato” si traduce per lo spettatore in battuta banale che lascia un sapore di vuoto.
Ma le attrici sono giovani, la tensione giusta c’è e forse manca quell’esperienza così vitale in teatro capace di colmare le assenze.
Aldilà dello spettacolo, la piacevole sorpresa riguarda questo spazio accogliente e spartano, cosparso di libri e ricco di angoli di conversazione, con un giardinetto esterno e due piccole sale con palcoscenico per spettacoli in contemporanea, in un’atmosfera naif semplice e pulita così lontana da certi snobismi da teatro di ricerca attuali e così vicini allo spirito autentico dei primi spazi degli anni ’70.
Piace anche la posizione del Teatro Studio Uno, Casa Romana del Teatro Indipendente, in un quartiere popolare di Roma, Torpignattara, che in questo momento sta convogliando le energie associative ( anche di questa realtà residenziale) per ricreare quello spirito comunitario con interventi e proposte culturali nelle vie e nelle piazze.
Diverse le iniziative, oltre al duplice programma invernale delle due sale, con un’attenzione particolare alle compagnie di giovani artisti cui sono riservati bandi. Si seleziona soprattutto per progetto, il che ci fa pensare a un teatro attento ai contenuti .
Chiedo se godono di finanziamenti ma intuisco già la risposta.
Mi si risponde che se quanti si occupano della programmazione e gestione delle attività non avessero anche un altro lavoro non riuscirebbero a mantenere lo spazio.
Prometto che tornerò.
Emanuela Dal Pozzo