Preziosa mostra quella di Gino Covili, “ Gino Covili. La favola e il dolore” ospitata nelle eleganti sale del complesso del Labirinto della Masone a Fontanellato, struttura nata da un’idea di Franco Maria Ricci che qui conserva anche la ricca collezione d’arte.
Le opere dell’artista, tutte di grandi dimensioni, sono il racconto delle vite degli abitanti di Pavullo nel Frignano, luogo d’origine di Covili e dal quale l’artista non si è mai allontanato se non per brevi periodi, visto attraverso un acuto sguardo indagatore dell’animo umano di sapore espressionista.
Sono i lavori artigianali che interessano Covili, la fatica del lavoro della terra, spesso ingrato al punto da fargli dire che succede che ci si ammazzi dalla fatica senza nemmeno saperne il perchè, forse per abitudine, di quei pochi rimasti a lavorare la terra, per scelta consapevole e serena.
La citazione è contenuta nel film di Storaro, la cui proiezione completa la mostra, film omaggio a Covili per il suo ottantacinquesimo compleanno e proiettato in seno alla comunità di Pavullo, due anni prima la sua morte, e che contiene , oltre alle opere e al profilo, anche il testamento spirituale dell’artista: un documentario profondo e toccante che illumina di senso le scelte poetiche del pittore.
“ Del bosco” dirà “ ho sempre serbato un bel ricordo fin dall’infanzia. Era il mio paradiso terrestre fino a quando non ho visto un partigiano impiccato ad uno dei suoi alberi.”
La sua militanza partigiana e politica segnano ed accrescono la sua sensibilità e consapevolezza. Alcune sue opere parlano direttamente di momenti comuni di condivisione.
Ma soprattutto di corpi si parla nelle sue opere, rozzi, volutamente sproporzionati, che trasudano fisicità “teatrale” nell’esaltazione dei sentimenti che ciascun soggetto esprime: corpi ritratti intenti a camminare nella natura impervia od ostile (Nella notte di luna piena- 2002-2003) ( Arriva la tempesta- 2002-2003) o a raccogliere il frutto del proprio faticoso lavoro (Il mietitore- 1972).
Quasi tutti i dipinti di Covili qui esposti in mostra ritraggono un unico soggetto, il cui sguardo, centrale e catalizzatore, congiunto sinergicamente agli enormi mani o piedi,diventano la chiave interpretativa di tutto il quadro nel quale sfondo e dettagli partecipano, anche segnicamente, all’emozione dominante.
Particolarmente emblematica la serie “ Escluso” (1973-77): sei tele a tecnica mista, ciascuna delle quali capace di mettere in risalto i tanti aspetti dell’esclusione, la solitudine, il vuoto a venire, l’interrogarsi senza risposte, la paura, il dolore.
Particolarmente l’opera “ lotta”, con animali feroci ed aggressivi come soggetto, ricorda nell’intensità espressiva e nel segno, la pittura di Ligabue, autodidatta come Covili.
La mostra sarà aperta fino al 5 marzo 2017.
Labirinto della Masone- Fontanellato (Parma) tel 0521 827081
www.labirintodifrancomariaricci.it www.francomariaricci.com
Vista il 7.01.2017
Emanuela Dal Pozzo