Una visionaria e multimediale edizione del “Macbeth” di Shakespeare (produzione Teatro Stabile di Napoli, Teatro Stabile di Catania, Fondazione Campania dei Festival-Napoli Teatro Festival Italia), in scena dal 31 gennaio al 5 febbraio 2017, ha caratterizzato la quarta offerta del Grande Teatro, rassegna di prosa organizzata dal Comune di Verona nella sala del Teatro Nuovo.
Del testo shakespeariano, tradotto con fedeltà da Gianni Garrera in asciutta e sciolta veste linguistica, il regista Luca De Fusco privilegia ed enfatizza la componente magica, onirica e notturna resa, in un clima di sanguinaria malvagità, come un atemporale grande affresco, dove i quadri si susseguono come i fotogrammi di una sequenza cinematografica.
Il pathos è bloccato e sospeso in un’atmosfera senza tempo; il ritmo della regia predilige i tempi dell’“andante” o del “sostenuto”; mentre i rimandi alla decima Musa indulgono in particolare a Méliès e alla studiata composizione delle sue inquadrature, con qualche “fermo immagine”.
Le luci (di Gigi Saccomandi) giocano con gusto espressionista e surreale sui personaggi (nei costumi di Zaira de Vincentiis, ispirati a un Medio Evo stilizzato, ma anche a fogge anni ’40) e sulle scene (di Marta Crisolini Malatesta, essenziali e minimaliste, scandite con geometrico rigore di greve gusto sepolcrale; con un unico elemento multiuso, ora in versione di letto, ora in quella di trono, ora di tavola). Le musiche di Ran Bagno contribuiscono, con i vari siparietti e proiezioni fantasmatiche e di simboli di archetipiche paure, a creare l’atmosfera da incubo, amalgamando l’intero assieme. Compresa l’inquietante vena di perversa sensualità introdotta dalle Streghe (le belle e brave danzatrici della compagnia Körper, Chiara Barassi, Sibilla Celesia, Sara Lupoli, nelle coreografie di Noa Wertheim) e da una Lady Macbeth insoddisfatta del debole consorte (chiaramente non soltanto sul piano politico) e frustrata dalla mancata maternità. Insistito, inoltre, il motivo del doppio (le installazioni video sono di Alessandro Papa) con predilezione per i primi piani.
Il folto stuolo di attori (14 in scena, 1 in video, oltre a una voce fuori campo), con Luca Lazzareschi (Macbeth) e Gaia Aprea (Lady Macbeth) in evidenza, adeguano il dire a standard di omogeneo controllato distacco. Sottotraccia rispetto alle altre componenti dello spettacolo, quasi a non comprometterne la preminente sostanza visiva, peraltro di notevole pregio.
Positive le accoglienze del pubblico.
Franca Barbuggiani