Incontro Diego Carli, direttore artistico di Jash Gawronskj, compagnia di comedie music, con sede a Verona, per parlare della sua poliedrica attività artistica e dei suoi progetti.
Abbiamo già incontrato e recensito uno spettacolo della Compagnia Jas Gawronskj, da lui fondata, durante una delle edizioni del Festival di strada bergamasco di Costa di Mezzate.
Diego Carli di orgine friulana ma residente a Verona vanta studi ed esperienze in diversi settori: dal diploma all’accademia delle belle arti, al diploma di specializzazione come attore circense, dal diploma di ripresa e montaggio video alle esperienze pedagogico didattiche di teatro e cinema nelle scuole.
Ha vinto numerosi premi nazionali e internazionali nei settori del cabaret, delle arti comiche, dei cortometraggi e dei films. Si è esibito in numerosi festival italiani e stranieri.
Quali sono le tue origini?
Devo dire che mi trovo nell’ambiente teatrale per caso, provenendo dalla Accademia delle Belle Arti. E’ stato l’incontro casuale con il noto mascheraio Donato Sartori, figlio dell’ancor più noto Amleto Sartori, che mi ha avviato alla conoscenza della Commedia dell’Arte e delle sue maschere: la mia prima grande occasione di conoscere non solo personaggi di spessore del settore ma l’apertura ad un mondo teatrale che non conoscevo. All’epoca non avevo idea che il teatro potesse essere anche quello. Questo incontro fugace, mi ha allora solo additato strade possibili, strade che solo in un secondo momento ho percorso con maggiore cognizione di causa.
All’epoca, poco più che adolescente, mi esibivo nei locali in spettacoli di cabaret, a diretto contatto con il pubblico, esperienza che oggi riconosco come fondamentale per il mio percorso artistico successivo. Ho frequentato poi scuole più serie legate al terzo teatro come il Teatro Continuo di Padova, stages di clownerie e di mimo, di teatro gestuale. Parallelamente suonavo e quindi la fusione tra teatro e musica è avvenuta naturalmente.
Nel 2000 nasce la Compagnia teatralmusicale Jas Gawronskj, per il piacere di fare teatro. Siamo tutti muscisti e i nostri spettacoli mescolano il teatro con la musica, anche se la compagnia non è fissa, piuttosto aperta ad altre collaborazioni, con cambi di formazione secondo esigenze di copione.
Nel corso degli anni la compagnia ha avuto una bella visibilità in televisione e all’estero. Abbiamo vinto numerosi premi: ricordo i più importanti in Germania al Festival Internazionale di teatro nel 2002, nel 2006 a Fossano in un Festival internazionale di strada e di circo, ancora a Ribadavia in Galizia in Spagna al Festival Internazionale di teatro e un Premio in Friuli. Ci sono molte recensioni che ci riguardano su testate locali, nazionali e internazionali.
Data la poliedricità della tua esperienza hai nuovi progetti in cantiere?
Con Jas Gawronskj stiamo lavorando a due produzioni. La prima autoprodotta si chiama “Popdins”, sul tema del riciclo con strumenti inventati, sempre di matrice comica teatral musicale, la seconda è una produzione con il Teatro dei Navigli di Milano, per la regia di Luca Cairati, uno spettacolo molto più teatrale, che ha la particolarità dell’utilizzo musicale di strumenti giocattolo. Insieme a noi c’è una nuova attrice cantante Jessica Grossule.
Parallelamente sto dedicandomi al cinema, una mia passione di sempre. Ho una conoscenza del mezzo che mi deriva da studi mirati accademici e no che mi permette di fare regie di film e di cortometraggi; in sostanza sono un regista indipendente.
Nell’ambito del cinema cosa hai o stai realizzando?
Ho realizzato un mio lungometraggio dal titolo “ Il caso Anna Mancini” che verrà proiettato alla Gran Guardia di Verona il 2 marzo nell’ambito del Verona Film Festival . E’ un film horror girato come finto documentario, foundfootage, sull’indagine di due giornalisti che indagano parallelamente alla polizia sulla scomparsa di due ragazzine: una storia girata attraverso la loro telecamera e le testimonianze dei filmati dal cellulare dei compagni. Ho però già esperienza di cortometraggi per ragazzi con temi sociali come quello sull’alimentazione premiato al Chack Junior a Cortina d’Ampezzo e selezionato proprio in questi giorni a Torino all’importante festival per ragazzi “Sottodiciotto.”
Ho inoltre in cantiere interessanti progetti per nuovi cortometraggi.
Quanto è artisticamente importante per quello che fai vivere a Verona piuttosto che in un’altra città? O in Italia piuttosto che all’estero? E quali pensi sia il luogo ideale per un artista poliedrico come te?
Per le cose che faccio io certamente l’estero sarebbe stato l’ideale. Vedo che i gruppi che lavorano nel mio ambito hanno ottenuto molto di più. Ad esempio in Inghilterra anche artisti di qualità inferiore hanno avuto riscontri internazionali notevoli. Penso che l’Italia abbia un approccio culturale diverso nei confronti del nostro genere artistico. Devo però anche aggiungere che in Italia Verona ci ha sempre offerto belle possibilità, forse più di altre metropoli. A Verona siamo conosciuti e oggi possiamo dire di avere un buon seguito.
Intervista del 17.2.2017.
Emanuela Dal Pozzo